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Economia Vignola

Poche ma buone, la raccolta delle ciliegie soddisfa i produttori vignolesi

Valter Monari, direttore del mercato ortofrutticolo di Vignola: "Qualità elevata, oltre la metà con il marchio Igp". Il punto sulla raccolta in un incontro con Muzzarelli

«Le ciliegie di Vignola rappresentano una eccellenza dell'agricoltura modenese che intendiamo valorizzare ulteriormente. E anche quest'anno la raccolta, tuttora in corso, conferma l'elevata qualità del prodotto». Lo ha affermato Giancarlo Muzzarelli, presidente della Provincia di Modena, incontrando, venerdì 10 giugno al mercato ortofrutticolo di Vignola, Valter Monari, direttore del mercato, e i rappresentanti del Consorzio di tutela della ciliegia di Vignola.

L'incontro è stata anche l'occasione per fare il punto sulla raccolta e la situazione attuale del mercato. «La raccolta per ora sta andando bene - ha confermato Monari - nonostante il maltempo che ci auguriamo ritorni bello il più in fretta possibile visto che siamo nel momento cruciale della raccolta. Le quantità non sono elevatissime ma il prodotto, anche quest'anno, è di alta qualità con prezzi adeguati». 

Nel corso dell'incontro è emerso anche che, finora, oltre il 50 per cento delle ciliegie prodotte riportano il marchio "Vignola Igp"; hanno aderito oltre 500 aziende di cui oltre 450 produttori semplici, 48 produttori e confezionatori e 14 centri di confezionamento.

La Provincia insieme al Consorzio, ha sottolineato Muzzarelli, «in questi anni  si è impegnata per sensibilizzare le imprese sulle opportunità offerte dal riconoscimento dell'Igp. E anche dopo il passaggio delle competenze sull'agricoltura alla Regione, la Provincia mantiene una attenzione costante su un settore su un settore strategico dell'economia modenese.     

I risultati sulla diffusione del marchio, ottenuto nel 2013, sono stati conseguiti anche grazie alle modifiche al disciplinare approvate lo scorso anno dall'Unione europea, su proposta del Consorzio di tutela; sono state inserite nuove varietà, spesso le più "giovani", cioè coltivate da meno anni, che però rappresentano circa il 50 per cento della produzione totale del comprensorio; poi nuove forme di allevamento, l'aumento della densità per ettaro, il superamento della definizione rigida dei formati e alcune norme sull'etichettatura.
 

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