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Economia

Ricostruzione: le difficoltà delle imprese e le tasse sui contributi

Confindustria fa il punto ad un anno dalla ricostruzione: soltanto chi fa parte di grandi gruppi economici multinazionali è riuscito a crescere, male ovviamente le piccole imprese e il commercio. E intanto arriva la tassazione dei contributi assicurativi

L'Assemblea generale di Confindustria Modena è stata ovviamente anche l'occasione per un focus particolare sul sisma emiliano e le conseguenti difficoltà economiche del comparto produttivo. Il Presidente degli industriali modenesi Pietro Ferrari, ormai vicino al termine del suo mandato, ha mostrato le cifre e approfondito alcuni temi normativi strategici.

PERSI 3 MILIARDI - L'area produttiva colpita dal sisma di un anno fa è, come i modenesi ben sanno, una delle più importanti del paese con 19,6 miliardi di euro di ricchezza prodotti nel 2011 e 12,2 miliardi di euro di esportazioni. Il valore aggiunto perso a causa del sisma è stimato in 3,1 miliardi di euro. Diverse migliaia le aziende coinvolte, per un valore complessivo del danno valutato in 2,7 miliardi di euro. I due comparti industriali più colpiti sono il biomedicale e il tessile-abbigliamento. Quasi 14mila (pari al 18,7% del totale regionale) le aziende agricole e zootecniche in vario modo interessate dal sisma, per un danno stimato di circa 2,4 miliardi, il 90% del quale si concentra nella provincia di Modena. Ben 40mila i lavoratori in cassa integrazione e 4mila le unità produttive che hanno dovuto sospendere l'attività.

DISOCCUPAZIONE – I posti di lavoro dipendente persi nel 2012 nell'industria delle aree terremotate sono stati circa 2.400 (il 20% della variazione regionale). Oltre 1.100 posizioni lavorative in meno si sono registrate nel commercio e nella ristorazione; è cresciuto, invece, di circa 1.000 unità il numero di posizioni lavorative nel settore delle costruzioni, ovviamente grazie all'avvio del processo di ricostruzione. In cifre, si tratta di circa 4.800 posti di lavoro dipendente.

TASSE SULLA RIPRESA – Valutando i provvedimenti presi dalla politica e condensati nel decreto legge 43, Pietro Ferrari ha sollevato una questione di grande interesse economico. Mentre i contributi che lo Stato verserà alle imprese per la ricostruzione non sono giustamente tassati, quelli che provengono dalle assicurazioni private lo sono e lo saranno. Una scelta che sconcerta Confindustria: sono infatti molte più del previsto le realtà che riceveranno denaro dalle loro coperture assicurative, ma su questi soldi dovranno pagare, fra Ires ed Irap, quasi il 50% di tasse. L'auspicio degli industriali è che si tratti di una “svista che l'aula del Senato possa correggere”.

WHITE LIST – Un passaggio doveroso è stato anche fatto sulla lista dei “buoni” che possono partecipare alla ricostruzione e che sta generando numerosi conflitti tra imprese, Prefettura e parti sociali. Il Presidente di Confindustria ha sottolineato – con ovvio riferimento alla situazione della F.lli Baraldi - come “la cultura del sospetto sia molto pericolosa”, ma il vero problema risiede nelle procedure amministrative, non ben definite e molto discrezionali. Le imprese della nostra provincia sono ferme in una sorta di imbuto e molte di loro non hanno ancora ricevuto l'approvazione: ciò di fatto sta trasformando la white list in un fattore di competitività, cosa che non dovrebbe in alcun modo essere.

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