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La ripresa che non si vede e il lavoro flessibile, uno sguardo sull'economia modenese

L’Osservatorio Economia e Lavoro della Cgil fornisce come ogni anno dati interessanti sul mercato del lavoro locale. Questa mattina la presentazione della ricerca e una tavola rotonda con i protagonisti dell'economia e della politica

Nonostante nel 2015 si riaffaccino andamenti positivi di fatturato industriale, di andamento del settore commerciale e di produzione edilizia, le nubi che sovrastano l’economia del territorio modenese non sono ancora sparite, con significative ricadute sull'occupazione. Un quadro generale che è stato oggetto dell'annuale studio dell'Osservatorio della Cgil su Economia e Lavoro (OEL) in provincia di Modena, realizzato dall’istituto di ricerca Ires Emilia-Romagna. Il lavoro dei ricercatori è stato presentato questa mattina presso l’aula magna del liceo classico Muratori, con una tavola rotonda dal titolo “Persistenti difficoltà e segnali di ripresa: quale via per lo sviluppo e la crescita?”. Presenti Valter Caiumi presidente Confindustria Modena, Andrea Benini presidente Legacoop Estense, Giovanni Solinas docente di Economia Politica all’Università di Modena e Reggio Emilia, Giancarlo Muzzarelli presidente Provincia di Modena e Tania Scacchetti segretaria Cgil Modena. 

PRODUTTIVITA' - Fra il 2010 e il 2015 il tasso di crescita della produttività ha fatto segnare un decremento del -22,1% nelle costruzioni (contro un -3,3% a livello regionale) e una contrazione di circa il -2,7% nel terziario (contro il -2,2% in regione). Le stime per il 2015 sono leggermente migliori del trend del periodo precedente, tuttavia la dinamica della produttività non si consolida su livelli stabili di crescita.

EXPORT - La crescita delle esportazioni guadagna di più dagli effetti della svalutazione dell’euro che dalla forza competitiva sui mercati. La crescita delle esportazioni che nel 2014 aveva sopravanzato le performance medie regionali, nel 2015 con un +3,5% è risultata inferiore a quella regionale (+4,4%). Il dato di riferimento più significativo, tuttavia, è che i mercati su cui sono confluiti i prodotti di esportazione sono stati in Europa quelli esterni all’area dell’euro, dove la crescita delle esportazioni è stata del 5,3%, e fuori dall’Europa i paesi dell’America settentrionale, dove la crescita del 9,9% ha fatto premio sulla rivalutazione del dollaro. Al contrario la performance nelle aree in cui è maggiore la competizione, come l’area euro e l’estremo oriente, è stata inferiore alla media complessiva. Si tratta di risultati complessivi e strutturali che non permettono di trarre conclusioni favorevoli alla ripresa economica, tanto che anche nel 2015 il trend delle imprese attive è ancora negativo sia per quanto riguarda le imprese artigiane (-1,9%), sia per quanto riguarda le imprese totali (-0,3%).

OCCUPAZIONE - In chiave occupazionale queste tendenze evidenziano che il trend complessivo del ricorso alla cassa integrazione è in riduzione, anche se con forti oscillazioni e una significativa stabilizzazione nel 2015 su un livello costante che si colloca attorno ai 9,8 milioni di ore complessive (5,8 milioni di ore di straordinaria, 2 milioni di ordinaria e altrettante di cassa in deroga) contro i 14,6 milioni del 2014. In linea generale sono circa 6.000 i lavoratori equivalenti interessati da cassa integrazione, tuttavia le incertezze strutturali e anche congiunturali persistono nelle richieste di ammortizzatori sociali da parte delle imprese. Gli occupati complessivi sono in lieve crescita (0,6%) nel 2015 rispetto al 2014, per effetto di dinamiche diversificate sia sotto il profilo settoriale, sia sotto il profilo dell’inquadramento professionale. Dal punto di vista settoriale ad incrementi significativi di agricoltura(11%), costruzioni (+5%) e commercio (+3%), fa da contrappeso un preoccupante decremento (-2,8%) del settore manifatturiero, che in questo modo giustifica le migliori performance registrate in termini di produttività rispetto a gli altri settori dell’economia territoriale. 

CONTRATTI - Dal punto di vista dell’inquadramento professionale invece è da rilevare che la crescita dell’occupazione si caratterizza per una consistente crescita degli occupati con rapporto di lavoro non dipendente (3,7%) e di una contrazione (-0,2%) dei lavoratori dipendenti. Questo fenomeno è in controtendenza rispetto alla performance regionale, dove i lavoratori dipendenti aumentano del 1,7%, mentre i lavoratori non dipendenti diminuiscono del 3,8%.

PRECARIETA' - Il mercato del lavoro di Modena si caratterizza rispetto a quello regionale per una significativa maggiore ricerca di flessibilità nelle forme contrattuali, giustificate in buona parte dalla necessità strutturale di recuperare livelli di competitività sui mercati nazionali e internazionai che consentano al sistema di riprendere quel cammino di creazione di ricchezza per la società territoriale e di traino dell’economia regionale che ne ha determinato nel tempo il successo. Al momento le condizioni complessive non sono premianti e i tentativi da fare sono ancora molti e non possono trascurare l’uso di nessuno strumento disponibile. Il dato che riguarda l’uso dei voucher come forma contrattuale all’interno del mercato del lavoro locale testimonia di questa preoccupazione di confrontarsi con l’incertezza. La provincia di Modena è quella in cui l’utilizzo dei voucher è più diffuso in regione, e la maggior parte di questi strumenti sono impiegati nei nuovi settori di applicazione, fra cui anche quelli industriali.

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