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Economia Medaglie d'Oro / Via Bellinzona

Romano Prodi: "La vera Cina del mondo è la Germania"

Romano Prodi è intervenuto oggi pomeriggio nell'Auditorium Giorgio Fini per un convegno dal titolo "Il mondo è rotondo e rotola in fretta: come inseguirlo?"

"Come reggiano, mi sento socialmente elevato a parlare qui a Modena. Non ho alcun ruolo da coprire come funzione ufficiale, ho bisogno di capire tante cose, anche voi, ma prima ci divertiamo un poco poi andiamo a cena". Di certo non manca il buon umore a Romano Prodi, intervenuto oggi pomeriggio a Confindustria Modena per un convegno intitolato "Il mondo è rotondo e rotola in fretta: come inseguirlo?". 

Il mondo cambia in modo assai repentino, presentando sfide che chiedono sempre nuove strategie: "Il 19esimo secolo - esordisce Prodi - è stato dell'Europa, il 20esimo dell'America,  il 21esimo dell'Asia, e i cambiamenti drammatici erano in corso già prima della crisi che porta ulteriore rapidità di mutamento. Ora le previsioni non contano, ma danno un orientamento di quello che può capitare: il premio Nobel Fogel dice che a metà del secolo la Cina avrà il 40% del pil mondiale, gli Usa il15% e l'Ue il 5%, ma io non credo che sarà così. Le previsioni  stanno sconvolgendo i nostri punti di riferimento e questo cambiamento si sta articolando in mille facce diverse: da un lato gli Usa calano la loro presenza nel mondo, ma rimangono di gran lunga la potenza militare più forte dato che la metà della spesa militare del mondo è esclusivamente a loro appannaggio, un fatto che pesa sul bilancio federale e bisogna vedere se sarà sostenibile in futuro. Dall'altro la Cina arriverà a 1,4 miliardi di abitanti a metà secolo e l'India a 1,7 mentre nel mondo già oggi ci sono ogni anno 200milioni di migranti". 

E il vecchio continente? "L'Europa è la grande contraddizione di questa situazione: è ancora la potenza economica numero uno del mondo, più degli Usa, più della Cina ancora per poco tempo, ma rimane la numero uno per esportazioni e ricchezza. La Germania a livello di export detiene la leadership mondiale, ma in questa grande ricostruzione del mondo non contiamo nulla nonostante l'Europa abbia  7-8 paesi al tavolo del G20. Purtroppo continuiamo a pagare un'eterna divisione su molti argomenti, ultimo in ordine di tempo la Libia. Questa Europa fatta a metà non riesce ad avere peso a livello internazionale. La crisi greca è modestissima, i peccati greci invece sono gravissimi, ma dal punto di vista quantitativo, quel Paese costituisce il 2% del pil europeo. In Europa c'è un'asimmetria crescente, la Germania è sempre più potente e si è slegata dalla Francia. Un esempio? La Merkel detta la linea e Sarkozy fa la conferenza stampa".
 
Non a tutti è piaciuto l'Euro: "Dopo la moneta unica, c'è stato come uno scoramento generale e il mondo politico ha iniziato a rincorrere i populismi affermando quanto l'euro facesse male, paventando un rischio-Grecia, mentre il mondo degli affari sa bene quanto abbia guadagnato con l'Euro. Questo discorso è stato fatto anche in Germania che è la vera Cina del mondo. La Cina ci sta tagliando i ponti con il costo del lavoro, molto più basso rispetto a quello di tutti i paesi europei. La Germania ha costi più alti, ma attira manodopera di qualità e offre condizioni di lavoro migliori. Noi come Italia dobbiamo ripensare il nostro ruolo nel mondo: l'unica struttura italiana che riesce a fare concorrenza internazionale, fatta eccezione per il vinicolo, è il manifatturiero. Niente finanza, niente servizi, niente turismo (non abbiamo una catena di alberghi di livello internazionale), noi siamo ancora un paese industriale e qui dobbiamo misurarci".
 
Della Cina "vera", Prodi ha analizzato lo sviluppo della sua espansione economica: "Allo scoppio della crisi libica, 38mila 800 tecnici cinesi sono stati richiamati in patria - ha ricordato il professore - In Algeria, invece, le imprese cinesi garantiscono case popolari di uguale qualità rispetto a quelle europee e a metà del prezzo di quelle costruite dalle concorrenti francesi e italiane. Qui c'è un ricambio costante di tecnici e mezzi e chi rimane in Algeria crea una base imprenditoriale che germoglierà nel futuro. La Cina ha un livello tecnologico sempre più alto e di qualità sempre più elevata, oggi se si vogliono prodotti di bassa lega bisogna andare in Vietnam".
 
 
 

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