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Economia

Commercio, saldi: fatturato in calo per metà degli operatori

L'insoddisfazione di Isabella Sabadini, Confesercenti: l’andamento ad un mese dall’avvio delle promozioni stagionali fa registrare riduzioni che variano dal -10% al -40%. Tra i capi più venduti intimo, piumini e calzature femminili

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ModenaToday

È gelo, anche sui saldi. Le vendite di fine stagione non risollevano al momento la situazione che sta caratterizzando gli operatori del settore moda abbigliamento. La ridotta capacità di spesa di famiglie e cittadini fa propendere quasi esclusivamente verso quei capi di fascia più economica: dai maglioni alle giacche fino all’intimo. E se il ‘bicchiere mezzo pieno’ è rappresentato da chi afferma che l’andamento è “Stabile ed in linea con l’anno passato, privo però di incrementi significativi”, l’altra metà degli operatori denunciano cali di fatturato che oscillano tra il -10% e il -40%. È questo quanto emerge dall’indagine condotta da FISMO-Confesercenti Modena tra un centinaio di imprese modenesi del settore. 

I CONTI A META' SALDI - Un centinaio i negozianti del territorio provinciale che vendono moda accessori, calzature e abbigliamento in genere, messi sotto la lente dall’associazione imprenditoriale modenese, a trenta giorni esatti dal 6 gennaio scorso data di avvio dei saldi invernali. La situazione generale è quella di una forte stagnazione dei consumi, come per altro già emerso anche nel corso della passata estate e riconfermata a Natale. Che, pur non avendo assunto i caratteri del temuto tracollo nelle vendite al dettaglio, conferma un andamento degli acquisti effettuati fino ad oggi in regime di saldi, insufficiente a risollevare una stagione invernale segnata da una progressiva contrazione dei fatturati delle aziende del settore. Il 50 % degli intervistati afferma di non avvertire grossi discostamenti nelle vendite rispetto all’analogo periodo dei saldi invernali del 2011, ma anche l’assenza di significativi segni ‘+’. Le note diventano dolenti invece per l’altra metà: mentre il 30% di operatori fa notare che, rispetto l’inverno scorso, la contrazione si attesterebbe intorno al –10 %; il restante 20% di commercianti invece, lamenta riduzioni di fatturato fino al -40%. 

CHI TIENE E CHI NO - A reggere il confronto sono per lo più le attività commerciali posizionate in città a Modena, centro storico e non, e quelle nell’area di Vignola. Luci ed ombre per Carpi. In decisa sofferenza invece i negozi del distretto di Sassuolo, Mirandola ed in genere per quelli collocati nei piccoli centri storici dei comuni della provincia, dove si registrano i cali più marcati. Prodotti che vanno per la maggiore e comportamento dei consumatori. Sono stati generalmente i prodotti della fascia più economica proposta, quelli che hanno incontrato il favore dei consumatori e caratterizzato il maggior numero di vendite. Segno indelebile delle oggettive ridotte capacità di spesa delle famiglie modenesi. Preferiti dunque: piumini, giacconi, maglioni di lana, al prezzo più basso seppur scontati; l’intimo ed in particolare la pigiameria, i negozi di calzature donna con le vendite di stivali. Meno gli altri capi: dagli abiti, ai pantaloni, alle giacche, come anche le calzature da uomo. Si spende, ma sempre con parecchia moderazione per l’abbigliamento dei bambini, ambito in cui sono in tanti ormai ad attendere i saldi. Quanto al comportamento dei consumatori, anche durante le vendite di fine stagione si manifestano diverse ‘fasi di studio’ del prodotto da acquistare: lo si guarda più volte e lo si prova in un primo momento, quando la riduzione è al 30%. Se rimane lo si passa a comprare quando ha avuto un successivo ribasso del 50% o più.   

SALDI E APERTURE DOMENICALI - Durante l’indagine condotta da FISMO-Confesercenti gli operatori hanno avuto modo di esprimere il proprio parere nei confronti della recente liberalizzazione in tema di orari ed aperture domenicali durante i saldi e non solo. La quasi totalità degli intervistati, il 90% circa, giudica negativamente il provvedimento del Governo Monti ritenendo di non modificare, almeno nell’immediato futuro, le proprie scelte aziendali riguardo le aperture domenicali, dichiarandosi invece solo parzialmente favorevoli semmai a rivedere, magari ampliandoli, i propri orari di lavoro infrasettimanali. Chi invece si è espresso a favore delle aperture domenicali lo ha fatto poi con riserva.Alcuni ritengono che la disposizione andrebbe limitata alle sole città d’arte o ad alta vocazione turistica, altri invece sono favorevoli ad un sistema che preveda aperture festive degli esercizi commerciali solo però a rotazione. Per alcuni questa opzione dovrebbe essere condizionata dalla possibilità di avere agevolazioni fiscali o sgravi per potere assumere personale. Per gli imprenditori invece che hanno il proprio punto vendita all’interno di centri commerciali, il timore è che l’apertura domenicale non rappresenterà una scelta autonoma, ma sarà legata alla politica aziendale che la grande distribuzione detterà. 

LIBERALIZZAZIONI - “Scongiurata l’ipotesi di una liberalizzazione dei saldi – commenta Isabella Sabadini, presidente di FISMO-Cofesercenti Modena - che si sarebbe rivelata deleteria per l’intera categoria, rimane il rammarico che il Governo abbia proceduto in tema di commercio, con una logica che rischia di agevolare outlet e grande distribuzione, a discapito dei piccoli esercizi. C’era e c’è necessità di regole chiare e certe, al fine di offrire le stesse opportunità a tutta la rete distributiva. Il provvedimento del governo però pare andare decisamente nella direzione opposta: costringendo le PMI tra pressione fiscale in aumento e GDO che si ritaglia sempre più quote di mercato. È indispensabile a questo punto che la Regione si riappropri della materia del commercio, come prevede per altro la Costituzione Italiana, dato il rischio nemmeno tanto latente di affossare migliaia di piccoli imprenditori, togliendo reddito ad altrettante famiglie che fino ad ora hanno resistito, creduto ed investito nonostante la crisi nella propria attività. Le richieste che avanza FISMO-Confesercenti, pertanto sono le medesime di sempre, ed ora più che mai urgenti: regolamentare outlet e spacci aziendali, frenare il proliferare dei megastore, regolare l’accesso di nuove imprese verificandone il grado di professionalità che possono garantire alla clientela, circoscrivere il periodo dei saldi e posticiparlo rispetto a quanto oggi previsto. Pochi e semplici provvedimenti che potranno permettere a noi come a tutti il lavoro, la vera concorrenza e soprattutto rimanere sul mercato. Per continuare anche a svolgere una funzione fondamentale: mantenere la vita nei centri storici dei comuni, piccoli o grandi che siano”.

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