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Economia

Quanto costa e quanto tempo serve ad aprire un'attività? Il "muro" della burocrazia

Un’indagine di CNA Nazionale evidenzia gli impedimenti cui un aspirante imprenditore deve andare incontro e i costi elevati relativi alla sola burocrazia

"La burocrazia rimane un elemento che frena le potenzialità di sviluppo e di crescita dell’Italia e presta il fianco a comportamenti opachi che non di rado alimentano la corruzione. Questo nonostante i numerosi tentativi di riforma, i proclami di ogni governo e di ogni forza politica, l’avanzare dei processi di innovazione e digitalizzazione". A pesarne l’impatto sull’avvio di attività imprenditoriali, e quindi sulla propensione all’imprenditorialità del nostro Paese, è la CNA con l’Osservatorio “Comune che vai, burocrazia che trovi”, alla prima edizione. Una indagine condotta in collaborazione con 50 CNA, in rappresentanza di altrettanti 50 capoluoghi di provincia, tra i quali Modena.

Lo studio prende a esempio cinque tipologie d’impresa: acconciatura, bar, autoriparazione, gelateria, falegnameria. Di ognuna è calcolato in dettaglio il numero di adempimenti, degli enti coinvolti e delle operazioni necessarie all’apertura, oltre al costo totale dell’autorizzazione. Lo studio analizza anche alcuni aspetti dell’apertura d’impresa comuni a tutti gli aspiranti imprenditori: gli adempimenti relativi a salute e sicurezza, la pratica per esporre un’insegna, la ristrutturazione dei locali. Ecco alcuni esempi.

Acconciatura - Mediamente 65 adempimenti. Ventisei enti coinvolti. Trentanove file (reali o virtuali) da sciropparsi. Una spesa di 17.535 euro. E tutto ciò solo per aprire un salone di acconciatura. A monte della presentazione della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) va previsto il superamento di un esame teorico-pratico a compimento di un corso specifico. A Modena stiamo parlando di più o meno sei mesi tempo per alzare la serranda e di una spesa di 7.600 euro, ai quali vanno aggiunti i 7.000 euro per il corso di qualifica richiesto dalla Regione della durata di due anni.

Bar - Aprire un bar richiede fino a 71 adempimenti e coinvolge anche 26 enti con i quali, però, ci si può dover interfacciare fino a 41 volte perché ad alcuni di questi ci si deve rivolgere varie volte. L’aspirante imprenditore deve aver frequentato un corso che costa in media sui 600 euro ma dura tra le cento (come in Emilia-Romagna) e le 160 ore (Campania). Gli adempimenti obbligatori sono cinque. Un terzo dei comuni, però, ne richiede anche altri: dalla relazione sui locali e le attrezzature (140 euro) alla verifica dell’adeguatezza dei locali (300 euro), dal certificato di agibilità (mille euro) alla verifica dell’impianto elettrico. A Modena stiamo parlando di più di 4.300 euro per bolli, autorizzazioni, domande, eccetera eccetera. Pratiche che richiedono più di quattro mesi, quando tutto va bene.

Autoriparazione - L’aspirante autoriparatore si trova di fronte una sorta di montagna: fino a 86 adempimenti complessivi da assolvere. Gli enti con i quali può avere a che fare sono una trentina. Con oltre 18.550 euro di costi da affrontare. Per diventare responsabile tecnico di un’attività di autoriparatore (meccatronica, gommista, carrozzeria) occorre un corso propedeutico della durata di 500 ore che costa 2mila euro. I diritti Scia oscillano tra la gratuità e un costo superiore ai cento euro. Molte amministrazioni, inoltre, fanno ulteriori richieste rispetto a quelle previste dalla normativa unica. Particolarmente numerosi per l’aspirante autoriparatore sono gli adempimenti ambientali, dall’impatto acustico all’assimilazione acque reflue. Con l’aggravante, anche su questo fronte, dei comuni che procedono in ordine sparso. A Modena servono circa 6 mesi per aprire il primo cofano, con un investimento superiore agli 11.000 euro.

Gelateria - Per trasformare il suo sogno in realtà l’aspirante gelatiere può trovarsi ad affrontare fino a 73 adempimenti, con 26 enti coinvolti e 41 contatti. E con una spesa per le pratiche burocratiche che sul territorio nazionale arrivano a superare i 12.500 euro. Anche in questo caso è previsto come pre-requisito quello della frequenza di un corso di somministrazione alimenti e bevande.  L’iter burocratico vero e proprio si apre con la presentazione della Scia, di solito accompagnata da una notifica sanitaria. Agli adempimenti standard in questa fase alcuni comuni ne aggiungono di facoltativi: dalla planimetria con relativa relazione alla verifica dell’adeguatezza locali e dell’impianto elettrico. Nel nostro capoluogo abbiamo calcolato che tutti questi adempimenti richiedano 7 mesi di tempo ed una spesa di quasi 10.000 euro.

Falegnameria - Per aprire una falegnameria gli adempimenti possono arrivare a 78, gli enti coinvolti a 26 e a 39 le volte in cui l’aspirante imprenditore (o chi per lui) si deve confrontare con la Pubblica amministrazione.  Il combinato disposto di questa girandola di impegni porta fino a 19.742 euro la spesa per le pratiche burocratiche.  L’adempimento in sé più oneroso è il certificato controlli antincendi rilasciato dai Vigili del fuoco: mediamente costa 1.600 euro e richiede 60 giorni per il rilascio. Data la particolarità dell’attività di falegname non sempre è il Suap l’interlocutore di riferimento. Talvolta è un apposito sportello comunale al quale si può inviare tramite Pec e/o in via telematica. Rispetto ad altre attività la falegnameria presenta un numero molto elevato di obblighi ambientali.  Con costi, tempi ed enti coinvolti estremamente variabili da un comune all’altro. Rimanendo ai costi si va da 150 a 600 euro per le pratiche relative allo scarico di acque reflue, da 500 a mille euro per l’impatto acustico, da 150 a 700 euro per l’industria insalubre e da 500 a 1.100 mila euro per le emissioni in atmosfera. Ancora una volta Modena è un po’ più economica (si fa per dire): circa 16.000 euro di spese.

“Il quadro offerto dai dati dell’Osservatorio dà l’idea di quanto pesi la burocrazia su chi vuole cominciare a fare impresa, ed è appena il caso di ricordare quanto l’autoimprenditorialità contribuisca sia all’occupazione, che al benessere economico della comunità”, commenta Claudio Medici, presidente della CNA di Modena.

“Non è esagerato parlare di vera e propria emergenza: le imprese non riescono ad avviarsi perché la burocrazia ha sostituito ogni buona prassi, dall'avviamento assistito al controllo di produzione. Tutto si basa sulla circolazione di carta all'interno di uffici, nei quali prevale la ricerca esasperata dell'autotutela a scapito dello sviluppo. E questa danneggia tutti, in una spirale che va assolutamente interrotta”.

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