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Economia Finale Emilia

Ricostruzione, nella Bassa Modenese l'impresa vuole ripartire subito

Parrucchiere, artigiani, bar, officine e molto altro ancora. Il tessuto imprenditoriale della Bassa vuole ripartire ma ha bisogno di aiuti concreti da banche e istituzioni. Ecco le loro storie

Il terremoto ha cambiato il volto della Bassa Modenese, non quello degli imprenditori che, dove è stato possibile, non si sono dati per vinti e sono ripartiti. Chi nel proprio esercizio seppur danneggiato, chi con soluzioni di fortuna, arrangiamenti, creatività, tutti animati dalla voglia di ricominciare. C’è il pizzaiolo, il rivenditore di moto, la parrucchiera, il barista... Confesercenti ha raccolto le loro storie, “Storie di chi non si è arreso e vuole guardare avanti - le ha definite l'associazione di Categoria - Ogni sforzo oggi deve andare nella direzione di un concreto sostegno all’imprese. Pena la perdita di un patrimonio inestimabile”.

PARRUCCHIERA - Dalle parole degli imprenditori passano le immagini del terremoto: un cambiamento che in pochi istanti, o il 20 o il 29 maggio scorso, ha quasi cancellato anni di lavoro. Rabbia e disperazione per i danni si mescolavano con il rammarico della propria attività gambizzate. “Non c’era il tempo però di piangere: bisognava ripartire”. Ecco che allora la parrucchiera unisce le proprie forze a quella che fino al 20 maggio oltre che collega era una concorrente: “Serviamo poche clienti – raccontato - ma almeno lavoriamo!”. Più incertezza per il futuro dato che i locali che ospitavano la sua attività andranno abbattuti e dovrà decidersi se cercare un altro negozio o se trasferirsi in uno di quei poli commerciali e di servizio temporanei di cui si parla. “Dove sorgeranno però? – ha domandato – cosa sorgerà intorno? Quali saranno i contributi per la ricostruzione e i finanziamenti a tasso agevolato ai quali si potrà accedere?”.

BARISTA - Appena migliore la situazione di quel barista la cui attività si trova in centro storico a Mirandola. “Abbiamo ottenuto l’agibilità dell’edificio e nonostante i danni riportati alle attrezzature contiamo di riaprire tra pochi giorni. Sappiamo già però che dovremo ricominciare da zero. Il centro non è più lo stesso: il municipio resterà chiuso per parecchio tempo come pure molte attività commerciali. Inoltre tanti residenti se ne sono andati. Noi rimaniamo però: crediamo nella rinascita di Mirandola, e del suo cuore storico. Ci vorranno anni, lo sappiamo, ma confidiamo che tornerà come prima, forse anche meglio.A condizione che pervengano al più presto sostegni di tipo economico-finanziario, a partire dai fondi per la ricostruzione, ora di fondamentale importanza”.

DROGHERIA - Chi non si è mai fermato, nel suo caso i danni sono stati poco rilevanti, è un rivenditore di generi alimentari appena ai margini della zona rossa di Mirandola. “Pare di essere tornati agli anni ’60 del secolo scorso – racconta - quando nel negozio sottocasa si faceva la spesa per intero”. È una delle poche attività del genere aperte e per andare incontro alle esigenze della gente ha ampliato la propria offerta commerciale rispetto a prima. Non solo. Il negozio è diventato anche un punto di riferimento per tanti mirandolesi: “Trascorro molto del mio tempo, mentre lavoro a parlare con le persone che qui vengono a fare spesa. La gente ha la necessità di normalità. A maggior ragione di fronte ad un dramma come il terremoto dei giorni scorsi”.

CANCELLERIA - “La chiusura è durata solo pochi giorni. Non appena abbiamo avuto la certezza sull’agibilità della struttura che ospita i nostri locali, conteggiato i danni e ricominciato a lavorare”. La storia che racconta il titolare di una rivendita di cancelleria della Bassa rasenta in un primo istante la quasi normalità. È quel ‘quasi’ però che non riesce a celare del tutto la durezza del terremoto. “Ci facciamo in quattro ogni giorno e cerchiamo di soddisfare ogni ordine che arriva. Ma si lavora solo ed esclusivamente con aziende di fuori distretto, non colpite dagli eventi sismici del maggio scorso, oppure solo marginalmente. Dal distretto purtroppo gli ordini hanno cessato di arrivare con la scossa del 29 maggio”.

FORMAGGI - “Ad essere sincero gli affari non vanno molto bene, ma la soddisfazione per aver riaperto è tanta ugualmente”. La sua attività si trova a Finale Emilia, e lei commerciante in formaggi ha voluto riaprire per una sola ragione: “Credo, ne sono convinto, nella rinascita di Finale Emilia e del suo centro storico. E non sono l’unica, dato che anche altri operatori commerciali ottenuta l’agibilità, non hanno esitato a darsi da fare per aprire nuovamente”. E poi dice: “C’è il piacere di rivedere i clienti abituali, ma pure altre persone, che passano anche solo per chiacchierare un po’. È un punto di aggregazione e si trova la forza per andare avanti anche dalle cose semplici”.

PIZZERIA - Non ha esitato un attimo, pur di riavviare la sua attività anche un pizzaiolo di Cavezzo. L’immobile che ospita la sua pizzeria è inagibile e da demolire: “Non potevo rischiare l’inattività e di conseguenza la chiusura. Una casetta in legno fronte a casa mia si è rivelato il posto ideale in cui ricominciare a fare la pizza. Ho cercato quindi di affittare un forno, quando me lo ha fornito in comodato gratuito il titolare di una ditta di Modena, commosso dalla mia situazione. Non è poi mancata la collaborazione da parte delle istituzioni che hanno contribuito a facilitare l’iter burocratico. Insomma, ancora pochi giorni e potrò rimettermi al lavoro”. Ribadisce però che si tratta di una soluzione temporanea. “Il futuro delle attività commerciali dev’essere garantito, già nell’immediato. Per questo c’è necessità di un concreto sostegno sia economico che finanziario: i danni subiti sono da indennizzare come i costi relativi al trasferimento dell’attività”.

MOTOCICLETTE - La storia della rivendita oltre che officina di motociclette di San Prospero, è simile a quella di tante imprese della bassa modenese che, il maggio scorso, hanno subito i colpi tremendi del terremoto. Il titolare da quei giorni, ha abbandonato, la sua abitazione posta sopra il negozio trasferendosi con le due figlie e la moglie in un camper. Una situazione difficile, che non gli ha però tolto la voglia di riprendersi quelle certezze che da quando aveva ventidue anni si era pian piano conquistato, mangiando pane e motori. “Ho avuto solo un pensiero fisso dopo il sisma: ricominciare!” E così è stato, nonostante le difficoltà, comprese quelle burocratiche. “Ci siamo arrangiati come abbiamo potuto e senza perderci d’animo. La struttura che ospitava la mia attività, risulta agibile, ma non utilizzabile perché secondo il decreto governativo emesso il 6 giungo scorso non è antisismica. Al momento quindi pur di lavorare, abbiamo provveduto ad allestire all’aperto tendoni e gazebo. Andiamo avanti”.

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