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Eugenio Finardi: "Vi presento il 'mio' Inno di Mameli rock"

Il cantante milanese, dopo il concerto in piazza Duomo per il neo-sindaco Pisapia, arriva a Modena il 2 giugno. E confessa: "Quanti ricordi al Picchio Rosso"

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Il poliedrico cantante rock Eugenio Finardi, classe 1952,  ha appena concluso la ‘volata’ in sostegno del neo-sindaco milanese Giuliano Pisapia, con la festa di piazza Duomo per celebrare la vittoria elettorale, e già si prepara a scendere in quel di Modena per deliziare i suoi tantissimi fans con un concerto gratuito in occasione del 2 giugno. Dove dialogherà, artisticamente parlando, col comico bolognese Stefano Bicocchi.  

Che rapporto ha con Modena e, più in generale, con l’Emilia?

Intanto sono sposato con una parmense, quindi il legame con la terra emiliana è forte da tempo. E poi ho avuto una manager modenese. Senza contare che l’Emilia per noi musicisti è una casa comune. Ho così tanti ricordi delle serate al ‘Picchio rosso’ di Formigine, o nei locali carpigiani, che potrei scriverci un libro. I primi vent’anni della mia vita musicale li ho passati in questa terra a suonare per le Feste dell’Unità. Ma se dovessi dire cosa mi lega a Modena in particolare, ovviamente, direi il cibo. In generale, però, adoro la vostra regione perché credo sia il cuore e la pancia dell’Italia, la spina dorsale di un ‘buon senso’ che spesso nel nostro paese non fa notizia ma crea idee fondamentali.

È appena uscito in libreria il suo primo volume ‘Spostare l’orizzonte. Come sopravvivere a quarant’anni di vita rock’ (edito da Rizzoli). Cosa l’ha spinta a scrivere un libro?
Raccontare la mia esperienza. Dentro c’è un po’ tutto: la mia vita, la musica e il rapporto con mia figlia, affetta dalla sindrome di Down. Ecco i protagonisti delle pagine di questa sorta di autobiografia.
Ma non solo. In giro per la Penisola c’è pure il suo ‘Elettric tour 2011’ di cui fa parte anche una recente rivisitazione dell’Inno di Mameli. Come le è venuta l’idea?
Me lo hanno chiesto in occasione del 1 maggio gli organizzatori del tradizionale concertone. In fondo io non sono che un semplice ‘portabandiera’. L’idea comunque mi è piaciuta tanto che poi l’ho ripresa e ci ho lavorato su. Musicalmente ho tolto tutti i fronzoli della canzone, andando a rivalutare soprattutto la sua sostanza ideale. La cosa più interessante, però, è che per far diventare 'rock' l’Inno scritto da Mameli ho usato i ritmi della ‘taranta’ meridionale: praticamente ho tentato di attualizzarlo usando  la musica dei ‘vinti’, dei conquistati. Ciò che mi colpisce sempre, invece, è il pensiero che ai tempi in cui venne scritto l’Inno era a tutti gli effetti ‘Musica ribelle’.   
Lei era a Milano in piazza con Pisapia. Cosa pensa della sua vittoria elettorale?
Quello che è successo porta i semi di un profondo cambiamento in Italia. La vittoria di Pisapia (e di de Magistris a Napoli) somiglia ad un vento che arriva d’improvviso e spazza via le nubi sulla città. È stata una giornata meravigliosa, e ancora siamo tutti al settimo cielo. Penso che Milano sia tornata, finalmente, ai suoi cittadini, dopo anni di governo di un comitato d’affari formato da speculatori senza scrupoli. C’è una grande speranza di cambiamento nell’aria. Sono contento soprattutto per i miei figli. È arrivata l’ora in cui si torna a parlare di valori, di sociale. Davvero una bella vittoria.
 

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