“Campammo di fame, di freddo e di paura”, le memorie di William Montorsi
È in questi giorni in libreria “Campammo di fame, di freddo e di paura”, libro di memorie scritto da William Montorsi e pubblicato da Elis Colombini Editore. È un libro prezioso ed intenso, che ripercorre con una prosa diretta e partecipata il periodo che va dal 1943 alla fine della guerra. Montorsi, noto epigrafista e studioso modenese, bibliotecario del Senato dagli anni '60, ha dedicato la vita alla ricerca erudita e allo studio, lasciando decine di saggi rigorosi e di pubblicazioni di carattere storico, archeologico e architettonico, molte delle quali incentrate sul territorio modenese ed emiliano. Noto per i suoi studi sul Duomo di Modena e sul Romanico, è stato onorato dal Comune di Modena con l'affissione di una targa in suo ricordo in Piazza Matteotti.
Montorsi era un giovane studente universitario quando ricevette la cartolina rosa, la chiamata al servizio di leva che diede inizio ad un'avventura tragica che lo portò dalle trincee allo sbandamento dell' 8 settembre, dalla guerra partigiana nelle file della Brigata Italia alla prigionia nel carcere di Sant'Eufemia, dalla deportazione ai lavori forzati in un campo di concentramento in Germania. Una discesa nell'inferno che si concluse con il ritorno in patria, dove lo aspettava un epilogo ancora più tragico. Una storia comune a tanti ragazzi di quella generazione, alcuni dei quali, come Montorsi, hanno scelto di scriverla, lasciando una testimonianza importante soprattutto per i giovani, per i quali, spesso, la libertà, il benessere, la democrazia paiono realtà acquisite, scontate, e non conquistate a prezzo di lutti e sofferenze.
Ma ciò che colpisce nel libro di Montorsi è il lessico fresco, attuale, immediato. Non ha nulla a che fare con i toni a volte retorici o “epici” che si incontrano in questo genere di narrazioni. Dalle pagine del libro trapela la storia di un ragazzo come tanti, che diventa “eroe” per caso, quasi un “antieroe” in quella situazione drammatica che spesso lo sovrasta e lo travolge, trascinandolo in eventi e situazioni molto più grandi di lui. Ciò che lo guida in tutta questa avventura non è l'ideologia, o una coscienza politica motivata e consapevole, ma semplicemente la sua intima onestà, il sentimento profondo della giustizia e della dignità umana, l'avversione per i soprusi e per la violenza, il suo senso di Umanità. L'antifascismo convinto, oltre che una scelta politica, appare una scelta di dignità, di rispetto per le persone: una scelta dettata in parte da motivi religiosi, ma forse, ancor più, “culturali”.
Il libro verrà presentato, dal prof. Bepi Campana e dalla figlia dell'autore, Giuliana, sabato 14 febbraio alle 17,30 presso il Circolo degli Artisti in via Castelmaraldo.