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Curiosità Modenesi | Storia di Enzo Ferrari. Dall'officina del padre alla Scuderia del Cavallino

Come ha fatto Enzo Ferrari a passare da un'officina ad un impero dell'automobilismo? La storia imprenditoriale di successo di un modenese

E' il 20 Febbraio 1898 e a Modena si sente il pianto di un nuovo bambino, è Enzo Ferrari, oppure no. Infatti Enzo nasce sotto il segno del mistero già per la sua data della nascita, c'è chi dice fosse il 18 e chi invece il 20, ma quest'ultima sarebbe rimasta quella ufficiale poiché la madre spediva ogni anno in quella data un telegramma a Maranello per fare gli auguri al figlio. Modena era solo la città natale, perché il padre era carpigiano e la madre di Marano sul Panaro, ma si erano stabiliti nell'attuale via Paolo Ferrari 85. Già da giovane Enzo mostrò i segni del suo essere pratico, infatti andava non benissimo a scuola a differenza del fratello maggiore Dino, e senza dubbio amante dei motori, dato che passava più tempo nell'officina del padre che sui banchi di scuola.

Era la passione a spingerlo a lavorare fin da giovanissimo in officina e la stessa lo portò presto a provare la sua abilità di pilota sulla Diatto di famiglia. Tuttavia all'età di 17 anni Enzo perde il padre a causa di una polmonite, e l'anno dopo anche il fratello Dino quale volontario al fronte, luogo che invece Enzo non raggiungerà mai, in quanto fu congedato a causa di una pleurite. Enzo rischiava davvero di non superare l'anno, e seppur fosse ricoverato nella sezione "incurabili" del nosocominio bolognese, nel 1918 riuscì a guarire e fatte le valigie partì per la capitale dei motori italiani, Torino. 

La sua esperienza di anni e anni in officina avrebbe giocato sicuramente a suo favore e la FIAT lo avrebbe accolto a braccia aperte, ma anzi che le porte aperte si trovò un portone ben chiuso dal direttore del personale Diego Soria. Non tutto però andò male in quei giorni e così raggiungendo la stazione di Porta Nuova, probabilmente convinto di lasciare Torino, incontra una bellissima fanciulla di appena 19 anni, Laura Garello, che fu molto importante per lui perché credeva nelle sue capacità e lo rincuorò, tanto che alla fine i due si fidanzarono ed Enzo non lasciò la città dei motori.

Inizia per lui una routine quasi giornaliera tra bussare alle porte delle aziende metalmeccniche torinesi e sentirsi dire che non c'era posto, finché non raggiunse la Carrozzeria Giovannoni. In questo luogo Enzo aveva il compito di di collaudare gli autotelai ricondizionati e andarli a consegnare a Milano, per cui la prima attività gli consentì di diventare un buon pilota e la seconda di fare l'incontro più importante della sua vita, quello nel capoluogo lombardo, l'amico Ugo Sivocci che era socio della CMN - Costruzioni Meccaniche Nazionali. Sivocci per qualche motivo vedeva qualcosa in Enzo e così lo assunse come collaudatore e quindi pilota, tanto che iniziò a competere in gare automobilistiche, anche se le cose non andavano così bene. 

Dopo i scarsi successi alla X Targa Florio, dal 1920 inizia a gareggiare con l'Alfa Romeo, e tra una gara e l'altra trovò il tempo di sposarsi con Laura, ma senza dimenticare le corse e così nello stesso anno del matrimonio, il 1923, vince a Savio vicino a Ravenna. La vittoria fu così emozionante che lo portò a conoscere una donna lì presente di grande importanza e che avrebbe determinato per sempre la sua vita, lei era la contessa Paolina Biancoli, la madre di Francesco Baracca, che in quell'occasione gli consegnò il simbolo del figlio, ovvero il Cavallino Rampante, quasi fosse un talismano di buona fortuna.

Per via di tali successo pensò di mettersi in proprio fondando la Scuderia Ferrari, però non dobbiamo pensare che fosse ancora un'azienda autonoma, infatti era collegata all'Alfa Romeo. La vita da corridore stava per finire e così nel 1932, a seguito della nascita del primo figlio Dino, Enzo decise di ritirarsi come pilota e di dedicarsi allo sviluppo della sua scuderia. Le cose però non andarono bene perché era il momento della crisi e anche la potentissima Alfa Romeo non aveva più soldi da investire nelle corse, e la situazione non migliorò con l'arrivo della guerra. Tanto che Enzo, temendo i bombardamenti, pensò di andare lontano da Modena, e prima bussò alla porta di Formigine ma questi non lo vollero, e alla fine si recò a Maranello, che pensate all'epoca contava si e no 6 mila abitanti, contro i 17 mila di oggi.

Da lì ebbe inizio una nuova storia segnata di successi ed insuccessi, una storia che vi racconteremo nel prossimo articolo...

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