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Magner Bein | 4 cibi modenesi che resistono dai tempi dei romani

La cucina modenese si è arricchita nel tempo di tutti i popoli che sono passati per questa terra. Scopriamo insieme la storia di 4 prodotti gastronomici modenesi nati in epoca romana

La cucina modenese è stata fortemente influenzata da quella dei romani, seppur i gusti e le velleità culinarie dell'antica Roma fossero molto diverse da oggi. I ricordi di quella cucina si sono tramandati ad oggi attraverso ingredienti, sistemi di cottura e sapori precisi. 

Le lasagne

La parola "lasagne" deriva dal greco "lasanon" e dal latino "lasanum", in entrambi i casi non viene indicato un alimento, bensì un il treppiede da portare sul fuoco o anche il recipiente che serviva per la cottura dei cibi. Probabilmente questo era l'originale strumento con cui si cucinava questo piatto. Ma era uguale ad adesso? In realtà una derivato della parola greca "lasanon" è "laganon" che significa sottile sfoglia ricavata da un impasto a base di farina di grano cotto sul fuoco. Il primo a citare questo piatto fu Apicio ( I sec. d.C.) nel De re Coquinaria (L'arte culinaria), dove annota che era il piatto preferito da Cicerone.

Le Crescentine / Tigelle

All'epoca dei romani il pane era alla base dell'alimentazione delle persone più povere, infatti erano ricchi i loro pasti di "focacce". La parola tigella deriva proprio da un verbo latino "tegere" che significa "coprire" perfetto per indicare l'uso che se ne fa anche oggi di questo strumento, che sia la tigella di terracotta o la tigelleria di marmo. E l'origine romana è verificata anche dal fatto che la parola "tigella" è geograficamente più diffusa di quanto possiamo pensare, specialmente nella zona del centro Italia.

Il Savor

Il Savor è uno dei dolci preferiti dai modenesi nei mesi di settembre e ottobre, quando appunto avviene la vendemmia, ma non si tratta di una tradizione contadina recente, bensì risalirebbe al primo secolo dopo Cristo, quando Plinio il Giovane, durante uno dei suoi numerosi viaggi alla scoperta delle gustose ricette nell'impero, racconta di aver assaggiato in Gallia Cisalpina questo dolce a base di uva. Dal racconto di Plinio si evince che il dolce fu assaggiato una volta superato il Rubicone, non si sa però se si trattava dell'attuale Emilia o dell'attuale Romagna. Tuttavia è noto che ad offrirglielo fu un nobile locale della Gallia Cisalpina, che volle onorare la presenza dell'ospite con un dolce che riteneva molto gustoso. Occorreranno diciotto secoli prima che questo dolce venga consacrato come tipico dei territori emiliani e romagnoli, e infatti durante questo periodo sia gli emiliani, che i romagnoli, si sono scontrati sulla paternità del dolce. 

Il miele

Se per noi modenesi alla base della cucina c'è sempre il parmigiano reggiano, per i romani c'era sempre il miele. Infatti, molti piatti e non solo dolci contenevano tra gli ingredienti questo prodotto, tanto che i greci lo descrivevano come il nettare degli dei. L'appennino modenese è ricco di posti nei quali viene prodotto il miele, in particolare quello di castagno, che si ottiene sopra i 400 mt di altitudine e caratterizzato dalla miscela di numerosissime specie di fiori. Oggi, è molto diversa la sua preparazione, infatti per ottenerlo si fa uso dell'apicoltura biologica e per questo viene considerato di alta qualità, in quanto non sono impiegati trattamenti chimici e viene raccolto in zone contaminate. 

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