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Cultura

Magner Bein | Cosa si mangiava alla corte Estense?

Gli Estensi hanno vissuto in due città, ovvero Ferrara e Modena, e ciò ha permesso di arricchire i loro banchetti di specialità a volte simili e a volte diverse. Un viaggio nelle ricche tavole della famiglia d'Este

La Corte Estense era, come tutte le corti italiane, molto attenta alla fastosità dei propri banchetti, tanto che non mancano tradizioni di ricettari con descrizioni del prodotto e degli ingredienti, tra cui un indizio che non ci saremmo mai aspettati. Infatti Cristoforo Messisbugo nel suo ricettario sostiene che per creare un bachetto perfetto serviva una sfoglina, che da noi è appunto la donna che lavora la pasta all'uovo, tuttavia nel ricettari con quel termine si fa riferimento ad un uomo. E' infatti probabile che all'epoca quel compito fosse, almeno nella corte Estense, destinato ai maschi. Ma cosa si mangiava alla corte d'Este?

Pesce

Erano molto diffuse due torte salate mangiate per lo più in quaresima, ovvero la torta d'anguilla e la torta d'erba, in particolare la prima era facile da preparare in quanto le anguille venivano allevate proprio nelle valli a ridosso di Ferrara. Tuttavia, il piacere del pesce non finisce qui perché infatti erano usuali la frittada di caviario, che sarebbe una frittata fatta con il caviale, e le polpette di storione. 

Frutta e spezie

Dai ritrovamenti di semi e frutti si può dire che sulla tavola Estense vi fosse un'abbondanza di tipologie di frutta e verdura molto ampia, si parla persino di 70 mila semi. Tra questi ci sono anche frutti e spezie vegetali abbastanza insoliti per oggi come il papavero coltivato, il coriandolo, la vebena, l'anice e il ginepro. 

Carne

Parlando dell'alimentazione a base di carne, a quanto pare gli Estensi prediliegavano tra tutti i bovini, poiché sono stati trovate di questi il maggior numero di ossa, tuttavia non mancavano suini, ovicaprini e anche animali che forse avremmo più immaginato in uno scenario rinascimentale quali cervo, lepre e coniglio. 

Aceto Balsamico Tradizionale

Perché l'aceto balsamico è nato in Emilia e non in altre zone? Perché in realtà si tratta dell'unione di due tradizioni culinarie, ovvero quella romana e quella celtica, che ha visto il nostro territorio protagonista di questo incontro, anche se storicamente si trattò di un sanguinoso scontro. Tuttavia di tutto il territorio emiliano è Modena quella che è nota per l'aceto balsamico tradizionale, anche se non fu sempre così. Infatti, Modena ottenne il primato del suo aceto solo nel 1598 quando i duchi di Ferrara, gli Estensi, giunsero a Modena e portarono con sè le botti che si integrarono perfettamente con le ricette tipiche della nobiltà locale, particolarmente apprezzate dai Duchi che subito se ne appropriarono. Nello stesso anno il governatore ducale Giovanni Battista Contugo, in una lettera indirizzata alla Camera ducale avverte di aver trovato le uve idonee ad accomodare le acetaie, quindi botti di aceto dovevano esistere a corte già da lungo tempo. Mentre, il metodo oggi usato per la produzione dell'Aceto Balsamico Tradizionale fu definita solo nel 1967 quando nacque la Consorteria Modenese omonima.

Zuppa Inglese

Se quella dell'aceto balsamico tradizionale è una storia verifica, quella della zuppa inglese è una leggenda, che però sembra avere un fondamento storico. Infatti, secondo quanto viene riportato dai libri di cucina, il dolce zuppa inglese iniziò a diffondersi in Emilia durante il '700 e nello stesso periodo Maria d'Este, figlia di Alfonso IV d'Este, andò in sposa al re Giacomo II d'Inghilterra, diventando regina d'Inghilterra. La leggenda vuole che arrivata nel paese oltre Manica si sia innamorata di un trifle per aristocratici e che poi tornata in patria avrebbe chieso al suo cuoco di riprodurlo. Egli però aveva a disposizione solo i prodotti locali e con quelli trasformò il Trifle in "Zuppa Inglese". Se questa teoria fosse accreditata, la zuppa inglese sarebbe nata nella capitale del Ducato Este, che nel XVII secolo era proprio Modena.

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