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Viaggio nel tempo | Modenesi, reggiani e il "saponetto" napoletano

Dall'Archivio Storico del Comune di Modena, una storia che racconta l'origine di un modo di dire entrato nella goliardia tra modenesi e reggiani

Forse qualcuno avrà sentito dire che i reggiani mangiano il sapone, ma non tutti sanno cosa significa e da dove viene questo detto, uno dei tanti creati da modenesi e parmigiani per deridere gli abitanti della città che divide i due ex ducati. A svelare questo dettaglio è lo Spaccini, autore di preziosissime cronache di Modena e di modenesi conservate in Archivio Storico Comunale. Siamo nel marzo del 1599, precisamente nel 21esimo giorno, quando un gruppo di "gentiluomini modenesi" incontra il signor Iseppo Fontanella ("un povero di cervello regianuolo") e Rigo Cemisello, governatore di Rubiera; questi discutevano di una offesa che Fontanella aveva pronunciato pochi giorni prima nei confronti di Cemisello e che ora negava di aver pronunciato.

Scrive lo Spaccini che, dopo aver salutato il Cemisello, il Fontanella scoppia a ridere e svela ai modenesi: "E io l'altro giorno, disse, mi lasciò uscire quelle parole non volendo". Da questo atteggiamento sciocco, i gentiluomini modenesi capiscono che "la costui persona era un reggianuolo che aveva mangiato il saponetto neapolitano". L'espressione richiama quindi la goffaggine dei reggiani. Ma che origini ha? A raccontarlo è lo stesso Spaccini che narra di un pranzo a casa di certi signori napoletani a cui furono invitati certi reggiani. Alla fine del pasto, i napoletani servirono dei recipienti di sapone per lavarsi le mani e i reggiani, non capendo, si misero a mangiarlo. 

Ecco l'aneddoto originale: "Essendo andato a Napoli certi Reggiani per loro faccende, un giorno fra gli altri furono invidati da certi Neapolitani a mangiare con loro. Li Reggiani accetorono il partito; venuta l'ora di mangiare andorono a casa dov'era fatto gran manevamenti (preparativi ndr): lavate le mani andorono a tavola, et desinato ch'ebbero, inanzi che si levassero da tavola, fu portato certe scattole di saponetto per lavarsi le mani. Costori, non sapendo che cosa si fussero, se lo missero a mangiare: li Neapolitani, vedendo questo, si guardavano l'uno contra l'altro di meraviglia della loro goferìa, tanto uno di loro disse: "Che cosa si domanda questo?" "Si domanda, disse, saponetto neapolitano" ("Come si chiama questo?" "Si chiama sapone napoletano" ndr). Vedendo costoro di aver falito si tenero vittuperato (si ritennero offesi ndr), et da qui nascè questo proverbio."

Provate a immaginare ora le facce dei reggiani, imbarazzati per la figura e offesi per la presa in giro da parte dei napoletani: una vera soddisfazione per modenesi e parmigiani...

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