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L'acqua in bottiglia non conosce crisi, ma le concessioni fanno discutere

L'acqua in bottiglia non conosce crisi e i consumi aumentano rispetto al 2012. In Emilia-Romagna il prezzo dell'acqua in bottiglia è di 0,23 euro, ma le aziende imbottigliatrici pagano alla regione 1 euro ogni 1.000 litri

L’acqua in bottiglia non conosce crisi. Nel 2012 i consumi sono addirittura cresciuti rispetto all’anno precedente, passando a 192 litri d’acqua minerale per abitante. Si tratta di un giro d’affari di 2,3 miliardi di euro con 156 società e 296 diversi marchi. È questo il quadro che emerge da “Regioni Imbottigliate”, l’indagine annuale di Legambiente e Altreconomia sui canoni di imbottigliamento dell’acqua. Nella classifica stilata nel dossier presentato oggi, l’Emilia-Romagna è tra le bocciate.

IN EMILIA-ROMAGNA. La nostra regione adotta infatti un criterio di calcolo dei canoni di concessione basato esclusivamente sugli ettari dati in concessione, e non prevede un calcolo anche in base alle portate derivate. Sono 1.083 gli ettari in regione, dati in concessione alle aziende imbottigliatrici, e solo 21,28 gli euro richiesti dall'amministrazione regionale per ogni ettaro di concessione: un canone leggermente aumentato rispetto ai 18,69 euro per ettaro che venivano richiesti nel 2011, ma ancora troppo basso. La legge regionale del 1988 che regola i canoni di concessione non è stata mai aggiornata rispetto all’intervento del 2006 della Conferenza Stato-Regioni: cercando di regolamentare il settore dell’acqua in bottiglia attraverso un documento di indirizzo, otto anni fa si proponeva di uniformare i canoni su tutto il territorio nazionale, prevedendo l’obbligo di introdurre una tariffazione in base agli ettari dati in concessione.

I COSTI DELL’ACQUA. Legambiente ed Altreconomia hanno infine calcolato che l’acqua in bottiglia viene mediamente venduta a un prezzo di 0,26€ al litro, mentre alle Regioni le aziende imbottigliatrici pagano in media 1€ ogni 1000 litri, ovvero un millesimo di euro per litro imbottigliato, con ampi margini di guadagno. Quello che gli italiani vanno a pagare, infatti, è rappresentato per più del 90% dai costi della bottiglia, dei trasporti e della pubblicità, unito ovviamente all’enorme guadagno dell’azienda in questione, e solo per l’1% dall’effettivo costo dell’acqua.

SIAMO IL FANALINO DI COSA DELL'ITALIA. "In un momento di scarsità di risorse - afferma Lorenzo Frattini, Presidente di Legambiente Emilia-Romagna - economiche unito alla costante pressione sulle risorse naturali, il tema di avere una più giusta fiscalità ambientale è una questione di primaria importanza e non più rinviabile. Chiediamo alla regione un approccio più coraggioso nell'usare la leva economica per ridurre le pressioni ambientali sull'acqua. È necessario ribadire con forza che l’acqua è una risorsa limitata, è un bene comune e, chi inquina paga. Questi canoni pongono l'Emilia Romagna come fanalino di coda a livello nazionale. Una tariffazione più equa potrebbe infatti contribuire a disincentivare il consumo di acqua in bottiglia e a dotare la nostra regione di introiti da reinvestire sul territorio per la difesa idraulica, la manutenzione e la riqualificazione fluviale".

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