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Niente IMU sulle cave, il Comune di Spilamberto esenta i cavatori

Non passa la mozione presentata dalle opposizioni, che chiedeva la tassa anche per i poli estrattivi di ghiaia. Per l'Assessore Nardini è più vantaggioso puntare sulla compensazione del danno ambientale, piuttosto che sulla tassazione

Bocciata la proposta presentata in Consiglio comunale dal Movimento 5 Stelle e dal Gruppo Uniti per la Sinistra di Spilamberto e San Vito, che avrebbe avviato il percorso dell’imposizione Imu sulle aree di cava. I cavatori resteranno esentati dalla tassa per volere della Giunta comunale e della maggioranza PD in Consiglio. 

“Siamo in un momento di crisi, abbiamo chiesto qualcosa ai cittadini, chiediamolo a tutti”. Così il consigliere Tondelli del M5S apre la discussione sulla mozione sostenuta dai colleghi Anderlini e Spadini. Ai cittadini che pagano l’Imu su qualsiasi terreno o fabbricato, compresi i capannoni in disuso per via della crisi, va ricordato che la potenzialità di volume d’affari del Polo 8 di Spilamberto, in base alle quantità stabilite nel PIAE, è di oltre 20 milioni di euro su base decennale, una media di 2 milioni annui. 

Il timore dell’Assessore Nardini è quello di incorrere nei ricorsi al Tar da parte dei cavatori, un’eventualità costata a Savignano 4.000 euro di spese legali. Un’inezia di fronte a quelle sostenute dal nostro Comune per i ricorsi al Tar intrapresi dai proprietari dei terreni espropriati per la strada dei cavatori, la Via Macchioni. Ricorsi che sono costati al Comune - per nulla intimorito in questo caso - oltre 50.000 euro, facendo lievitare il costo degli espropri dai 100.000 euro previsti nell’accordo con i cavatori, a 300.000 euro, senza contare i contenziosi ancora in atto. Questa Amministrazione ha paura di spendere 4.000 euro quando ne ha sperperati 50.000 per la strada dei cavatori.

Lanciato in difesa della categoria, l’assessore Nardini ha elencato gli oneri a carico delle ditte di escavazione: “Ad oggi i cavatori pagano già gli oneri di escavazione (0,75 euro a mc estratto, con ricavi di 20 euro a mc, ndr), oltre all’Imu sugli immobili e fanno le opere compensative del danno ambientale”. Secondo Nardini è più vantaggioso puntare sulla “compensazione di un danno che il territorio subisce a livello ambientale ed è giusto che i cittadini vengano ricompensati”, mentre imporre la tassazione “potrebbe essere, anche se estremamente corretto, non opportuno o rischioso nel non cogliere delle opportunità per l’interesse pubblico. Il rischio – continua Nardini - è che poi il cavatore vada a trattare un valore del danno e quindi dell’opera compensativa più basso, cioè che scorpori l’applicazione della tassa”. 

In definitiva l’Amministrazione sarebbe costretta a scegliere tra opere compensative adeguate al danno o fare pagare le tasse ai cavatori. “Non vedo la correlazione – afferma il consigliere Tondelli del M5S – tra la tassazione e le opere compensative”. Queste sono infatti dovute dai cavatori per contratto stipulato in sede di autorizzazione a scavare, come stabilisce la Legge Regionale 7/2004 e la normativa sulla mitigazione del danno ambientale. 

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