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Maternità, Caporioni replica alle associazioni: "Non serve assessorato"

L’assessora Caporioni risponde ai temi sollevati dalle associazioni pro-life che ieri hanno incontrato il sindaco Muzzarelli

“La maternità è un diritto, una gioia, un autentico valore aggiunto della società. Ma per essere pienamente tutto ciò deve essere prima di tutto una scelta consapevole, soprattutto per le donne”. Lo afferma l’assessora alle Pari opportunità e al Lavoro del Comune di Modena Ingrid Caporioni in merito alle dichiarazioni delle associazioni cosiddette pro-life che hanno presentato al Comune una serie di proposte, tra le quali anche l’istituzione dell’assessorato alla Maternità.

“Non è un assessorato quello che serve. Occorre invece – spiega Caporioni – rimettere al centro il diritto della maternità declinata in tutte le sue accezioni: dalla prevenzione ai servizi socio/sanitari, fino alla rete dei servizi educativi e alla tutela della maternità in ambito lavorativo. Occorre incrementare le  attività informative ed educative migliorando l'accesso e la fruibilità dei servizi, anche attraverso la mediazione culturale”. E serve un impegno rinnovato sull’occupazione “per rendere autonome e indipendenti le donne e libere di decidere la propria maternità: su questo ci siamo impegnando come Comune, nei limiti delle nostre competenze, e con il nuovo Patto per il lavoro della Regione”.

Per l’assessora Caporioni “la città di Modena, grazie alle molteplici azioni portate avanti dall’amministrazione comunale in tanti anni, si è sempre fatta promotrice della cultura alla maternità investendo proprio sui servizi socio sanitari ed educativi, come consultori e asili nido. E grazie anche alle tante associazioni femminili che operano quotidianamente sul territorio, in collaborazione con l’ente locale, per una scelta individuale e  responsabile della maternità”.

Per Caporioni tutto ciò non basta: “Occorre anche un lavoro culturale costante e preventivo nelle scuole per meglio informare le ragazze e i ragazzi sulla salute sessuale e riproduttiva, metterli al corrente dei propri diritti e dei servizi già disponibili sul territorio per educarli a una maggiore responsabilità. E occorre continuare ad investire risorse economiche sui servizi educativi, in particolare quelli della fascia 0 6 anni, per  agevolare il percorso dei tempi di lavoro, in particolare per le donne, senza tralasciare l’importanza dei servizi formativi per il bambino e per la società. Secondo la letteratura scientifica e la normativa europea, infatti, l’accesso universale a servizi di educazione e cura della prima infanzia inclusivi e di alta qualità rappresenta – spiega l’assessora - un vantaggio per tutti: non solo aiuta i bambini a esprimere le proprie potenzialità, ma può anche contribuire a coinvolgere i genitori e altri membri della famiglia mediante provvedimenti atti a migliorare l’occupazione, la formazione professionale, l’istruzione parentale e le attività per il tempo libero”.

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