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"Col pareggio ci perdi", Comitato modenese contro il pareggio di bilancio

La Cgil, insieme a un ampio comitato nazionale, si schiera contro le regole di austerità imposte dalla Ue. L'obiettivo: la rimozione dell'obbligo di raggiungere il pareggio di bilancio, quindi di non spendere mai più di quanto si incassa

La Cgil si schiera contro il pareggio di bilancio e si allinea con la nuova campagna di raccolta firme nominata “Col pareggio ci perdi”, nata lo scorso ottobre . L’obiettivo di questa iniziativa è quello di proporre una legge che nasce dai cittadini per contrastare la legge n. 1 del 2012 che stabilisce l’obbligo per lo Stato italiano di non spendere più di quello che incassa. Secondo la Cgil questo mette il Governo nella condizione di non poter decidere spese, interventi e investimenti a causa del rispetto delle regole di austerità imposte dall’Unione europea. 

A livello nazionale la campagna, partita lo scorso mese di ottobre, è stata lanciata da un comitato composto, tra gli altri, da Stefano Rodotà, Maurizio Landini, Stefano Fassina, padre Alex Zanotelli. A promuovere il comitato modenese una rete di associazioni, partiti politici, sindacalisti e singole personalità che già nei prossimi giorni partiranno con i banchetti per la raccolta di firme e iniziative specifiche di informazione.

E' chiaro che ciò a cui mira il sindacato è far sì che lo Stato italiano possa non doversi per forza attenere alle regole di austerità rispettando il pareggio di bilancio. Ma cosa vuol dire esattamente in termini più semplici questo concetto:l’Italia ha accettato di rispettare regole di bilancio perchè già schiacciata da un indebitamento pubblico che possiamo definire soffocante (al 2014 si è attestato sui 2.157,5 miliardi di euro), stabilire il pareggio di bilancio permetterebbe, almeno, di non continuare in una costante perdita di denaro senza controllo.

È evidente e fuori discussione che lo Stato deve investire, anche nell’ambito sociale e questo non può certamente essere negato. Però è altrettanto vero che nessuno chiederebbe a qualcuno di spendere più di quanto ha nel suo portafoglio, lo stesso vale per l’Italia la quale, come detto, non versa, già di per sé, in una condizione eccellente e certamente non può permettersi di peggiorare ulteriormente la propria condizione. Per fare questo dovrebbe essere preso in considerazione un progetto a lungo termine che per i governi italiani è un lusso in questi anni. Ora come ora non si può far altro che accontentarsi delle riforme che un po’ alla volta vengono fatte e sperare in qualcosa di più radicale in un momento di maggiore stabilità. 

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