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Centro Islamico di Mirandola, il Comune: “Demagogia spicciola”

Sulla ricostruzione del Centro culturale islamico di Mirandola interviene l'Amministrazione comunale, criticando chi ha polemizzato sulla vicenda che ha visto nei giorni scorsi la riapertura dell'edificio dopo il sisma

"La ricostruzione del Centro culturale islamico non è in concorrenza o in contrasto con il ripristino delle abitazioni, delle fabbriche, dei negozi o delle chiese. Quindi non ha alcun senso parlare di precedenze o di sottrazione di risorse ad altri soggetti, come scritto in questi giorni”. Lo puntualizza l'Amministrazione comunale di Mirandola in una nota, dopo le polemiche sollevate dalla destra a seguito dell'inaugurazione dell'edificio ricostruito a Crocicchio Zeni.

In merito al progetto di recupero dello stabile, il Comune spiega in una nota: “L’edificio, acquistato prima del sisma dalla comunità islamica, aveva tutti i requisiti per essere ricostruito dopo i danni subiti. La Regione ha erogato i contributi in seguito alla regolare presentazione della domanda, che è avvenuta tempestivamente e in maniera conforme ai parametri richiesti”.

Per l'Amministrazione guidata da Maino Benatti le polemiche sono dunque “pretestuose, demagogiche ed anche velatamente razziste”. Sul nodo del finanziamento di circa 400mila euro provenienti da un fondo del Qatar, il comune parla ugualmente di “polemiche strumentali”.

“In Italia dobbiamo agire secondo i valori della nostra Costituzione. Se altrove sbagliano a non lasciare libertà di culto noi non possiamo (e non vogliamo) commettere lo stesso errore – prosegue il Comune di Mirandola - Incredibili poi sono le dichiarazioni di chi denigra la ricostruzione del Centro culturale islamico, parlando di “invasione”, e si fa paladino degli abitanti dei Map, che per la quasi totalità sono cittadini stranieri. Tutti gli stranieri residenti a Mirandola sono cittadini mirandolesi e devono rispettare le nostre leggi e le nostre regole”.

L'amministrazione chiosa poi con una battuta: “I soldi degli emiri vanno bene quando servono ad acquistare squadre di calcio in difficoltà ma piacciono molto meno quando sono diretti alla ricostruzione di Mirandola. Uno strano modo di voler bene alla nostra città”. 

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