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Il Consiglio Comunale ha ricordato i 50 anni dalla morte del sindaco Alfeo Corassori

Sono passati 50 anni dalla morte del primo sindaco di Modena, Alfeo Corassori, che guidò la città durante i primi 17 anni della Prima Repubblica. Il consiglio comunale ha ricordato il suo operato di sindaco e di uomo, guidati dalle parole condivise del sindaco Muzzarelli

Il consiglio comunale ha ricordato il 50° anniversario della morte di Alfeo Corassori, sindaco di Modena dalla Liberazione per 17 anni, morto il 27 Novembre 1965. L'evento ha visto un'ampia partecipazione, con la proiezione di un videio  e una relazione di Giovanni Taurasi dell’Istituto storico di Modena, accompagnata da letture affidate all’attore Michele Dell’Utri.

Quella di Alfeo Corassori – ha sottolineato Maletti - è una figura che resta ancora nel cuore dei modenesi. Sempre coerente, pagò di persona le sue scelte con il carcere e il confino. E ha rinunciato all’Assemblea costituente, per la quale era stato eletto, per rimanere a Modena: una Modena piccola, che usciva dalla guerra disgregata e povera. Corassori ebbe la grande capacità di ascoltare e dialogare con tutti: operai e padroni, persone di ogni ceto sociale. E anche in un’epoca di forte contrapposizione politica molte delibere proposte dal sindaco Corassori, che era anche presidente del Consiglio comunale, venivano approvate all’unanimità”.

Per il sindaco: “Alfeo Corassori è stato il punto di riferimento per una generazione di modenesi che ha vissuto e determinato una trasformazione epocale di questa città: innanzitutto per il passaggio dalla dittatura alla democrazia e alla libertà, e poi per essere stato protagonista della realizzazione di un percorso sociale e di sviluppo inedito e originale, che ha trasformato radicalmente Modena e il suo territorio. Aveva sposato sino in fondo la causa del Partito comunista ma questo, nella piena tradizione del comunismo emiliano, non gli impediva certo di essere di fatto un riformista, con un’Amministrazione efficiente e al servizio dei cittadini. Corassori era anzitutto un uomo di popolo, fiero del suo lavoro operaio, che al primo posto metteva la dignità di donne e uomini, a prescindere da censo e reddito. Occorre tenere le radici profonde e lo sguardo lontano – ha aggiunto Muzzarelli - e Corassori è parte essenziale dell’eredità culturale, sociale, amministrativa di Modena. Un’eredità di cui andare orgogliosi, e proprio guardando con attenzione al passato possiamo leggere più chiaramente le sfide, pure inedite, del presente”.

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