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Di Matteo: “Mafia Aemilia? Non mi sorprende. I sindaci siano sentinelle”

Di Matteo prima della cerimonia di conferimento della cittadinanza: "Problemi sono frutto di sottovalutazioni, ora serve conoscenza". E aggiunge: "La corruzione è la chiave, gli amministratori siano consapevoli"

"L'inchiesta Aemilia? Non posso parlare di indagini e di processi che, tra l'altro, non conosco nello specifico. Ma non mi sorprende constatare che anche al nord Italia ci siano problemi di questo tipo: questo è il frutto di una lunga e annosa sottovalutazione del problema, di una visione della mafia quasi come fosse un problema folkloristico, come si trattasse solo di rozzi e ignoranti contadini del sud. Non è cosi'". Così il magistrato antimafia Nino Di Matteo interviene sulle inchieste contro la 'ndrangheta in Emilia oggi a Modena, a margine della cerimonia in Comune sulla sua cittadinanza onoraria. "La mafia- avvisa il pm della Dda di Palermo- è sempre stata un problema di alto livello, accanto ai rozzi killer ha sempre visto le teste pensanti e i colletti bianchi elaborare strategie, sapersi infiltrare nell'economia. Saper apparire come un volto rassicurante".

Ma in Emilia-Romagna ci sono gli strumenti qui per combatterla? "Il primo strumento necessario- assicura Di Matteo- deve essere la consapevolezza, la conoscenza del problema. In questo senso le occasioni di dibattito, a prescindere dalla mia presenza qui oggi, sono il punto di partenza per cominciare a pensare come la mafia è entrata nel sistema di potere a livello nazionale". Rispetto alla conoscenza, secondo il pm antimafia "c'è un grande problema" ad informarsi bene: "Spesso prevalgono notizie di carattere folkloristico, la cattura di un latitante, i suoi pizzini, persino le sue abitudini alimentari. Bisogna approfondire i temi più essenziali, la penetrazione mafie in economia e politica. Purtroppo- insiste Di Matteo- si conosce poco, al di là del dato iniziale clamoroso: ci sono degli snodi fondamentali della storia del nostro Paese poco conosciuti persino nelle conclusioni delle sentenze definitive".

Serve un salto di qualità contro il radicamento delle mafie, anche da parte dei sindaci: perchè mafie e corruzione vanno a braccetto. Lo dice il pm antimafia Nino Di Matteo, questa sera e domani a Modena per ricevere la cittadinanza onoraria dal Comune. "Oggi- dice Di Matteo a margine della cerimonia- è necessario che tutti, a partire dagli amministratori locali, acquisiscano la consapevolezza del problema e reagiscano. Perchè la politica, gli amministratori sono la sentinella prima, che può evitare lo strapotere mafioso".

Insiste il magistrato della Dda di Palermo: "La politica deve recuperare il suo ruolo di prima linea, non soltanto i magistrati e le Forze dell'ordine devono combattere la mafia: la politica ha la possibilità di prevenire e denunciare ancor prima delle indagini. Mi auguro che un momento di riflessione come questo- osserva il pm siciliano sulla sua visita modenese- possa essere uno stimolo, anche per questo territorio, per essere definitivamente consapevoli tutti del problema".

Continua Di Matteo sullo scatto necessario, più che mai, contro infiltrazioni e radicamento: "Nella lotta alle mafie è necessario adesso un salto di qualità. La mafia non è soltanto un problema militare: attraverso i reati contro la pubblica amministrazione, attraverso la corruzione diffusa, le mafie si impadroniscono delle pubbliche amministrazioni e della politica".

Proprio per questo, allora, "la politica dovrebbe capire che lotta alla mafia e lotta alla corruzione non sono due problemi separati, ma due facce della stessa medaglia", evidenzia il pm della Dda di Palermo. Che rimarca: "Oggi purtroppo, rispetto ad una legislazione sicuramente efficace seppur migliorabile contro la mafia militare, la corruzione non viene adeguatamente repressa, non viene considerata nei fatti un problema primario". (DIRE)

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