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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica Castelfranco Emilia

Casa Kyenge, la politica tramonta dietro la Fiera delle vanità

La parabola del Ministro Kyenge ha invertito la sua curva e ora precipita incontrollata, tra apatia istituzionale, insuccessi politici e un contrasto famigliare messo inspiegabilmente alla berlina su Libero e Vanity Fair

C'è un senso di profonda malinconia nella vicenda personale e politica del Ministro Kashetu Kyenge. Svuotata da ogni esacerbata polemica e dalle legittime divergenze ideologiche che si possono nutrire nei suoi confronti, quella che resta è una storia dal sapore amaro, a tratti drammatico. Ad un anno dall'inizio della sua avventura romana, il ministro modenese si ritrova con un pugno di mosche in mano, se è vero come è vero che il suo nome ha riempito molte pagine di giornali e rotocalchi e nessuna pagina della Gazzetta Ufficiale. Con l'aggravante di una situazione famigliare tristemente deflagrata negli ultimi giorni, sulla scia di accuse e pubbliche dichiarazioni che con la politica nulla hanno a che vedere.

Sul piano del suo ruolo istituzionale, è innegabile che il segno lasciato dalla Kyenge sia del tutto di facciata. A fronte di un'ambiziosa missione incentrata sul rivoluzionario concetto di ius soli, tutta l'azione politica del Ministro si è finora limitata alla partecipazione a conferenze, cerimonie ed inaugurazioni, alla sottoscrizione di protocolli e progetti e a qualche dichiarazione di principio. Per ora, nessuna traccia di misure per l'integrazione che abbiano davvero smosso le acque. É facile comprendere che i delicati equilibri politici dell'attuale Governo Letta rendano molto arduo il compito a chicchessia, a maggior ragione al Ministro per l'Integrazione, avversato su principi fondamentali dalla metà dei suoi colleghi. Ma ciò non toglie che sono sempre di più coloro i quali che si domandano che senso abbia stipendiare un Ministro che svolge attività di mera rappresentanza.

La questione politica è ancora più complessa e tocca corde più personali, legate proprio alla nostra terra. Non è un mistero che Cecile Kyenge – come continuano a chiamarla a Modena anche i suoi colleghi di partito – sia espressione di un ambiente politico, culturale e associativo che è al tempo stesso primo sostenitore e conditio sine qua non della sua scalata ai palazzi romani. E proprio in quell'ambiente si è consumato un tradimento che pochi sono disposti ad accettare: non è solo l'incapacità di portare a termine qui programmi in materia di integrazione ed immigrazione che la sua base ha elaborato, ma anche il distacco che la Kyenge ha voluto consumare. La svolta renziana del Ministro, cresciuto nella culla dei Democratici di Sinistra, risulta infatti tanto inspiegabile quanto irritante per gli amici e per gli addetti ai lavori del partito. La sensazione è che le luci della ribalta l'abbiano convinta a tagliare il cordone ombelicale che la legava alla sua gente, finendo per rimanere sia accecata, sia a corto di ossigeno.

Vi è poi, in ultima istanza, la vicenda privata, dove il senso di malinconia si fa ancora più pungente. Il nucleo famigliare si è piegato sotto i colpi della pressione mediatica e delle scelte deliberate del Ministro e del marito Domenico Grispino, che in modo francamente incomprensibile hanno portato in piazza i loro dissidi personali. Dopo le dichiarazioni dell'ingegner Grispino a Libero, farcite di accuse alla moglie e alla sua “incapacità gestionale”, la moglie Kashetu ha ben deciso di rilasciare un'intervista a VanityFair (oggi in edicola), nella quale coinvolge le figlie e illustra la scelta di passare il Natale lontano dal marito, analizzandone il rapporto. Un'escalation degna dei love affairs tra veline e calciatori, una pubblicità gratuita che lascia abbastanza allibiti.

Incapacità di gestire la pressione mediatica? Inadeguatezza alla sfida politica del momento? Un'epoca che non lascia alternative all'insuccesso? Quali che siano le motivazioni che stanno portando la storia del Ministro vicino ad un triste epilogo, è inutile ricercarle troppo lontano da casa Kyenge.

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