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Nuova funivia tra Corno alle Scale e Abetone, gli ambientalisti bocciano il progetto

Fa discutere la realizzazione di un collegamento fra i diversi impianti sciistic, che creerebbe un comprensorio più vasto a cavallo tra Emilia e Toscana. Legambiente: "Follia rispolverare un progetto sciistico risalente agli anni ‘60,  in pieno periodo di cambiamento climatico"

Dopo l'annuncio delgi addetti ai lavori e del dirigente del settore Turismo della Regione Emilia Romagna in un convegno tenutosi nei giorni scorsi a Vidiciatico, si è tornati a parlare del rilancio turistico invernale dell’Appennino, attraverso un progetto sovra regionale  che vuole unire le tre stazioni sciistiche di Corno alla Scale, Doganaccia e Abetone. Un nuovo ipianto di risalita di cui in realtà si parla da quasi cinquant'anni e che prevedeva una funivia Doganaccia/Scaffaiolo ed un impianto di seggiovia con partenza da Tavola del Cardinale ed arrivo sotto al vecchio rifugio del lago.

Obbiettivo: creare un comprensorio sciistico ancora più vasto a cavallo dell'appennino Tosco-Emiliano, fornendo agli sciatori un ventaglio di opportunità che renda più accattivante l'attività e le singole località. Per la sua realizzazione è previsto un esborso di 15 milioni di euro, di cui 11 milioni reperibili da un possibile finanziamento nazionale con fondi destinati proprio a questo scopo.
 
Ma non tutti sono convinti. "In pieno periodo di cambiamenti climatici, di tagli ai bilanci pubblici e di riflessione sull'economia verde appare assurdo  - denuncia Legambiente - che a  cavallo di Emilia Romagna e Toscana si stia parlando di un progetto di implementazione della rete di seggiovie e funivie per sviluppare il turismo sciistico invernale. Se si da uno sguardo a piovosità e temperatura media dal 1961 al 2008 a Lizzano in Belvedere, si nota come la temperatura media annuale sia aumentata di 1 grado e la piovosità media annuale sia diminuita di 117 mm all’anno. Dati che, se incrociati al trend delle nevicate su tutto l’Appennino emiliano romagnolo negli ultimi 50 anni, rimarcano la costante diminuzione dagli anni ‘90 sia dei giorni nevosi che dell’altezza media del manto nevoso. Risulta preoccupantemente evidente – continua Legambiente – che puntare tutto sulla stagione sciistica sia un azzardo che il nostro territorio non può più permettersi".

Per gli ambientalisti si tratta dunque di una spesa che potrebbe essere dirottata su questioni più incisive. "Il progetto – sottolinea Legambiente - evidenzia ancora una volta la visione miope del turismo appenninico nella nostra regione: invece di puntare sulla riapertura delle antiche vie transappenniniche, pulire i belvederi e favorire un turismo di montagna sostenibile, attento alle peculiarità locali e continuativo nell’arco dei 12 mesi, si punta a riproporre il modello “rivierasco” anche in vetta. Pensare di risollevare le sorti del territorio appenninico attraverso la promozione di un turismo mordi e fuggi concentrato nei soli mesi invernali, neve permettendo, è una visione poco lungimirante  di sviluppo delle aree interne, che può solo peggiorare la già difficile situazione di spopolamento di piccole località sparse sul territorio, come ad esempio la nota Pianaccio".

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