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Nuovo piano urbanistico, le linee guida dell'Amministrazione

Gli interventi delineati in Consiglio dall’assessora Vandelli tra città compatta, rigenerazione urbana, mobilità, città attiva e la necessità di abitare tutti

Gli assi di lavoro principali delineati dall’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli introducendo il percorso del Piano Strutturale Comunale riguardano il fuori città (la riconquista del paesaggio agrario e rurale, la cintura verde, gli ambiti fluviali); il sistema ovest/est che ha nella Diagonale e nella via Emilia gli assi portanti (qui si appoggiano i progetti più rilevanti: scalo merci, Cittanova, Modena Nord, Ottavo campale) e rafforza il ruolo baricentrico del centro storico; il sistema nord/sud che prosegue ed implementa le azioni di riqualificazione della fascia ferroviaria (nodo stazione) e verso sud (ex Amcm).

Le direzioni in cui muoversi sono quelle della città compatta, della rigenerazione urbana, del muoversi in città, della città attiva e attrattiva, dell’abitare tutti. In sintesi gli elementi principali indicati in Consiglio comunale.

Città compatta - Definire con chiarezza i limiti della città compatta, in relazione al Prg vigente ed agli obiettivi a lungo termine del piano. Finalizzare le trasformazioni del suolo disponibile a politiche di densificazione del costruito e alla rigenerazione e riqualificazione della città esistente. Puntare al saldo zero nel consumo di nuovo territorio, attraverso politiche di contenimento di nuovo uso del suolo, di riuso e qualificazione. Attivare modalità perequative efficaci e innovative, finalizzate a costruire migliori condizioni di fattibilità degli interventi di riuso e rigenerazione. Rinnovare le politiche di gestione del patrimonio di aree pubbliche per incentivare riuso e densificazione urbana.

Rigenerazione - La rigenerazione diffusa diventa obiettivo prioritario del piano, da promuovere anche attraverso forme di incentivo innovative (crediti edilizi, fiscalità eccetera). è grande spazio per prendersi cura, rigenerare e riqualificare ciò che già c’è: in una vera logica di resilienza e adattamento, riferita allo stock edilizio esistente, alle funzioni ed allo spazio pubblico (strade, giardini, parchi, piazze), ed anche al territorio rurale. Occorre transitare da un sistema meramente quantitativo a una nuova attenzione alla qualità degli interventi, rinnovando quindi la capacità di valutare le prestazioni attese dalle trasformazioni. Ricercare un sistema di regole in grado di dare immediata risposta alle richieste di flessibilità che le trasformazioni oggi chiedono. Ricalibrare gli standard urbanistici (con la Regione). Rimettere al centro la capacità di progetto (concorsi), anche in termini di micro-interventi urbani, in particolare nella città consolidata.

Muoversi in città - Ridiscutere ed aggiornare un modello di mobilità urbana, fondato oggi sull’uso del mezzo privato. Puntare su alcune occasioni particolarmente significative su cui sviluppare ragionamenti per una mobilità diversa (Diagonale). Verificare effettive strategie sul sistema delle ferrovie minori, sul trasporto pubblico, all’ulteriore rafforzamento dell’uso della bicicletta, e dei piedi. Ricomporre e migliorare la rete infrastrutturale: sia con riguardo alle infrastrutture viarie (accessi dall’esterno, complanare, Scalo Merci), sia verso la mobilità alternativa all’auto, in una logica di rete diffusa.

Città attiva -  E’ quella che sa promuovere, accogliere e gestire le opportunità di trasformazione, focalizzando sui contenuti e semplificando procedure. E’ condizione per essere anche città attrattiva. Per i progetti urbani più importanti significa definire obiettivi e prestazioni attese, anche mediante scenari alternativi da condividere, e costruire la soluzione quando ne maturano le condizioni. Nella gestione della città esistente significa esplicitare ciò che non può essere ammesso e definire quindi un ventaglio di possibilità delle trasformazioni diffuse. Un obiettivo fondamentale è quello di limitare la incertezza e stabilire un quadro di riferimento chiaro, certo e condiviso. Significa passare da una logica di vincolo ad una logica di incentivo, da controllo a regia, dal “variare” al “costruire” la soluzione migliore.

Abitare tutti - Altro tassello di una politica inclusiva è che tutti abbiano accesso all’abitazione. Non si può essere cittadini di una città senza una casa. Occorre innovare politiche e strumenti per continuare ad essere all’avanguardia nel panorama nazionale. Occorre ragionare sulle forme dell’abitare, esplorando le possibili soluzioni dopo avere messo a fuoco le diverse esigenze: desiderare la casa in proprietà, affittare la casa per necessità, non volere comprare la casa per scelta, condividere la casa con altri, non avere i soldi per la casa, costruirsi da soli la casa. Al piano non compete solo il compito dare risposte alle diverse richieste, ma anche quello di darle nei modi più efficienti: verificando le scelte rispetto ai contesti più idonei ed adatti, valutando costi e benefici delle scelte, mettendole a sistema con la città esistente

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