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Manifattura Tabacchi, Montanini: "Un fallimento prevedibile"

«Quando nel luglio 2014 venne tagliato il nastro inaugurale della nuova Manifattura tabacchi si sprecarono i peana per un progetto di ristrutturazione definito "senza precedenti per Modena". Un "esperimento riuscito di architettura industriale sull'esempio delle città del nord Europa" che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto diventare l'approdo al cuore della città, il suo fulcro urbano e dinamico. A distanza di tre anni da quel trionfale esordio, la favola si è trasformata in un incubo ad altissimo rischio degrado: i due padiglioni pronti da allora sono abitati solamente da una decina di inquilini, mentre sono ancora 67 le residenze vuote, 17 gli uffici disponibili e 12 i negozi in attesa di acquirenti. Un "colosso d'argilla" praticamente deserto che oggi si cerca di sbolognare per la modica cifra di 27 milioni di euro sperando che qualcuno lo acquisti e quindi, miracolosamente, lo rilanci».

E' il consigliere comunale di Cambia Modena, Antonio Montanini, a tracciare il quadro desolante della situazione dell'edificioche si affaccia su viale Monte Kosica. «In attesa che simili benefattori si facciano vivi - prosegue il consigliere - ciò su cui oggi dobbiamo indagare come cittadini sono le ragioni e le responsabilità di un simile insuccesso. A chi, a cosa, si deve l'incredibile fallimento di un progetto che invece, secondo l'Amministrazione Comunale, avrebbe dovuto rilanciare non solo l'antico complesso immobiliare, ma l'intero quartiere? La prima banale risposta è che il pool di alcuni tra più importanti esponenti dell'imprenditoria edile Modenese - varie cooperative e imprenditori ad esse legati a doppia mandata - in accoppiata con l'imprenditoria di Stato (Prima Fintecna Immobiliare oggi diventata Cassa Depositi e Prestiti Immobiliare) non sono state in grado di elaborare un piano economico sostenibile: una constatazione desolante per noi cittadini storicamente abituati ad inchinarci di fronte alle "magnifiche sorti progressive" garantite dalle "capacità tecniche e decisionali" di questi colossi da sempre vicini al potere politico locale».

«Eppure, rispetto a questo progetto in particolare - continua - le criticità apparivano evidenti fin dall'inizio anche a un occhio poco esperto di urbanistica e architettura. Come si è potuto pensare ad un piano di recupero in cui appartamenti rifinitissimi sono stati inseriti in un contesto senza uno straccio di verde, in uno spazio pubblico che non si capisce per quale miracolo avrebbe dovuto diventare il polo di attrazione per l'intero quartiere, quando in realtà non è che un passaggio pedonale di collegamento e una piazza vuota? D'accordo, il disegno poteva essere suggestivo perché richiamava i quadri di Giorgio De Chirico, ma la realtà è che nessuno vuole andare ad abitare in un contesto vuoto».

«Prendendo spunto e cercando di trarre una lezione da questo fallimentare esempio di "recupero" - conclude Montanini - come lista civica vorremmo sollecitare - soprattutto in questo momento in cui l'Amministrazione sta impostando il nuovo Piano Regolatore - una partecipazione attiva da parte della cittadinanza alla discussione di quella che dovrà essere la Modena del futuro, la città in cui dovranno vivere i nostri figli e i nostri nipoti. Evitiamo che occuparsi di un tema così importante e delicato siano solo "costruttori" e "progettisti". Anche loro, gli "esperti", possono far danni - come dimostra l'esempio della Manifattura - e diritto/dovere di noi cittadini è quello di interessarci direttamente allo sviluppo della nostra città, piuttosto che impegnarci a posteriori nel facile gioco di lamentarci di quello che non va».

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