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Multa a chi dà l'elemosina: infuria la polemica a Sassuolo

Fa discutere il nuovo regolamento di Polizia urbana approvato dal Consiglio Comunale di Sassuolo che prevede 56 euro di multa per chi dà l'elemosina. Il Segretario del PD: "Menani ha superato sé stesso"

Aveva fatto discutere, già nel novembre 2018, la reintroduzione per mezzo del cosiddetto "Decreto Sicurezza" del reato di accattonaggio molesto: non stupisce che la decisione del Consiglio Comunale di Sassuolo di comminare una sanzione amministrativa a chi l'elemosina la dà, sia stata duramente attaccata nelle ultime ore.

Durante il Consiglio Comunale svoltosi in videoconferenza nella serata di lunedì 27 aprile infatti, è stata approvata una modifica all'art. 61 del Regolamento di Polizia Urbana che, fatto salvo il divieto di accattonaggio molesto, prevede per chi offre "denaro, generi alimentari, vestiario o altre simili utilità" a chi chiede l'elemosina "con molestia insistenza ed offesa alle persone", una sanzione amministrativa di 56 euro.

Il Sindaco leghista Gianfrancesco Menani, sottolinea che si tratti di un mezzo per combattere il degrado urbano, finalizzato non di certo "a multare la vecchietta che vuole fare la donazione", bensì a preservare "chi è vittima di condotte moleste da parte dei professionisti dell’accattonaggio”. L'opposizione del PD sassolese però non ci sta, definendo in una nota stampa la misura come "assurda" e volta a colpire e colpevolizzare "la mentalità e la cultura della solidarietà". Il Segretario del PD Davide Fava accusa Menani di non essere nuovo "a proporre azioni che aggravano, al posto di tentare di alleviare, il peso dei problemi dei suoi concittadini" e che in questa occasione sia stato "in grado di superare sè stesso", concludendo con il porre alcuni dubbi sulle "capacità empatiche" del Primo Cittadino.

Anche gruppi politici di altri comuni sono intervenuti nel dibattito, come il PD di Formigine, che si definisce "Orgoglioso di avere un'Amministrazione distante anni luce da quella di Sassuolo". Don Matteo Prosperini poi, direttore della Caritas diocesana di Bologna, non nasconde i propri dubbi sulla decisione, dicendo -come riportato da Avvenire- «Credo che la politica, prima di compiere queste scelte, debba interpellare anche le realtà e le associazioni del territorio, che con la povertà hanno a che fare ogni giorno. Sicuramente anche il tempismo non è dei migliori; dubito che, in un momento così delicato, questa possa essere la priorità di una amministrazione». Il fattore "tempismo" non è di secondaria importanza: le perplessità infatti aumentano, tenuto conto dell'emergenza sanitaria che non ha fatto altro di aggravare le situazioni già prima difficili.

La polemica non si ferma al tenore della decisione: l'opposizione sassolese ha infatti dichiarato di sentirsi "fuori dalla realtà", dicendo di essere stati chiamati a discutere misure di questo genere mentre "il tema dell’emergenza Coronavirus è stato affrontato solo su forte richiesta delle minoranze, lasciando appena dieci minuti di tempo per gruppo consiliare”. A queste affermazioni il Sindaco Gianfrancesco Menani replica: "Si tratta di argomenti che la Giunta voleva portare avanti: si è deciso di lasciarli all'ordine del giorno per non sovraccaricare i prossimi consigli comunali [...]. L'amministrazione deve andare avanti nonostante il Covid-19", aggiungendo che "il problema dei punti all'ordine del giorno non è mai stato sollevato dal Capogruppo del PD Maria Savigni".

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