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In regione Bologna conta troppo, Muzzarelli scrive al Governatore

Il sindaco/presidente della Provincia si appella ancora una volta alle istituzioni sovraordinate per chiedere di superare l'empasse che sta bloccando i nuovi enti provinciali. E chiede di correggere legge sulla Città Metropolitana

Ancora pressing da Modena su viale Aldo Moro per accelerare con la legge post Province e contro il rischio di creare "due Regioni", l'area metropolitana di Bologna e la Regione medesima. Nelle prime bozze della nuova legge, infatti, il rischio che si intravede è proprio questo. Il messaggio lo rilancia il presidente della Provincia e sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli, dopo l'appello analogo dei giorni scorsi prima dell'approvazione del nuovo patto di sindacato di Hera. "In tutta Europa esiste un livello di governo locale di area vasta, una sorta di Unione provinciale dei Comuni della quale anche la Regione Emilia-Romagna non può fare a meno", è il messaggio dell'ex assessore regionale al governatore Stefano Bonaccini. Per questo, la nuova legge regionale sulle competenze che rimarranno alle Province, attesa da mesi, deve prevedere secondo Modena "un impianto che valorizzi i territori; assicurando coinvolgimento ed equilibrio per condividere le decisioni con la Regione" all'insegna, appunto, delle migliori esperienza europee.

Dopo che è stata presentata anche a Modena una prima bozza di legge regionale sulle Province, il rischio che secondo Muzzarelli emerge è quello di "creare due Regioni: una è la città metropolitana di Bologna e l'altra è la Regione stessa". Si tratta di "un dualismo che rischia di penalizzare gli altri territori, perchè alla Città metropolitana si concede grande autonomia rispetto alle altre Province. E in Emilia Romagna- raccomanda Muzzarelli in una nota- i territori sono un valore".

Nel corso dei lavori coi sindaci, il presidente della Provincia ha anche annunciato una lettera al governo dove si richiede di risolvere i diversi nodi che tuttora impediscono all'ente di approvare il bilancio 2015, "mettendo in serie difficoltà i servizi e gli interventi tra cui quelli su viabilità, frane e edilizia scolastica".

Restano il problema del passaggio allo Stato dei 55 dipendenti dell'istituto "Fermi" in carico alla Provincia (significa un risparmio di 2,5 milioni di euro all'anno) e il passaggio dei dipendenti dei centri per l'impiego all'Agenzia nazionale prevista dal Jobs Act, che ancora non si è concretizzato. Ma anche il destino della Polizia provinciale è rinviato a una futura legge sul riordino dei corpi di Polizia.

(DIRE)

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