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Case popolari, si cambia. Nuovi requisiti e modalità di calcolo per gli affitti

Via libera dalla Giunta regionale alle nuove regole. Per i Comuni sarà più semplice determinare il canone "oggettivo", basato, oltre che sul reddito, su metratura, caratteristiche qualitative, comune e zone in cui l'appartamento è ubicato

Le case di Edilizia residenziale pubblica dell’Emilia-Romagna hanno, da oggi, nuove regole che definiscono i requisiti d’accesso e i canoni di affitto. Regole che saranno applicate dai Comuni dal 1° ottobre 2017, data in cui le Amministrazioni avranno a disposizione le dichiarazioni Isee necessarie per il calcolo dei canoni. A stabilirlo, una delibera della Giunta regionale, che conclude il percorso di modifica del sistema avviato un anno fa.

Il canone d’affitto, ribattezzato ”oggettivo”, sarà basato, oltre che sulle fasce di reddito degli inquilini, su una serie di indicatori come la metratura, le caratteristiche qualitative dell’appartamento, il comune e la zona in cui è ubicato. E gli stessi criteri saranno applicati uniformemente su tutto il territorio regionale. Queste alcune delle principali modifiche introdotte.

“Finalmente un altro tassello si aggiunge alla riforma delle case popolari- commenta la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini-. L'approvazione di un nuovo sistema di calcolo dei canoni, che fa leva su parametri oggettivi e non solo sulle condizioni reddituali delle persone, è un elemento che da tempo veniva richiesto alla Regione dai Comuni e dalle Acer, per avere standard e criteri più uniformi per tutto il territorio regionale. Il patrimonio di alloggi pubblici- aggiunge Gualmini- è sostenuto e finanziato da tutti i cittadini, con risorse pubbliche. È dunque fondamentale preservarlo il più possibile, destinarlo a chi ne ha effettivamente bisogno e riconoscere che ha un valore in sé nei confronti del quale occorre essere responsabili. Sono soddisfatta- conclude la vicepresidente- perché il lavoro tecnico è stato molto complesso e dettagliato e ha visto la partecipazione di tutti i tavoli provinciali sulle politiche abitative”. Il provvedimento, infatti, apporta alcuni correttivi che recepiscono le richieste dei Comuni, con l’obiettivo di rendere più efficace l’applicazione delle regole.

Gli aggiustamenti introdotti dalla delibera riguardano le modalità di calcolo del canone di affitto, stabilito sulla base di due requisiti: il reddito dei nuclei familiari, classificati secondo le dichiarazioni Isee, e il valore oggettivo degli alloggi. Il provvedimento distingue tre fasce: di accesso agli immobili, per cui è necessario avere un Isee compreso tra i 7.500 e 17.100 euro; di permanenza negli stessi (Isee da 17.100 a 24.000 euro); infine, la fascia di protezione: una sorta di canone sociale riservato alle famiglie più povere, cioè quelle con un Isee massimo di 7.500 euro.

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