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Negozi di vicinato, il Comune appronta un piano per il sostegno al commercio

L'assessora Vandelli annuncia in Commissione Seta le azioni strutturali per incentivare i piccoli e medi esercizi di vicinato in modo diffuso sul territorio. A fine 2015 quelli di vicinato alimentari e misti sono 737, non alimentari 2.722; molti dei quali al di sotto dei 25 metri quadrati. Le attività medio-grandi sono 173

Entro fine estate la pubblicazione di un avviso per raccogliere l’interesse di chi vuole aprire medio-piccole attività commerciali (fino a 1500 metri quadrati), anche in deroga al Piano Regolatore Generale vigente. Per la fine del 2016, la modifica del Rue (Regolamento urbanistico edilizio) con la semplificazione di norme volte a favorire l’insediamento di piccole attività commerciali di vicinato, con superficie di vendita fino a 150 metri quadrati. Sono le politiche che il Comune di Modena metterà in campo per incentivare l’apertura di attività commerciali piccole e medie, che si configurano come servizi al cittadino e dunque sono ritenute vitali per quartieri e frazioni. A illustrarle è stata l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli nel corso del primo appuntamento informativo previsto nel percorso del Psc che si è svolta martedì 28 giugno durante la Commissione Seta (Programmazione e assetto del territorio, Sviluppo Economico e Tutela Ambientale), presieduta dal consigliere del Pd Fabio Poggi. La discussione sul tema è invece in programma in una delle prossime riunioni della Commissione.

Gli indirizzi – illustrati oggi in Commissione dall’assessore all’Urbanistica Anna Maria Vandelli – sono stati delineati sulla base della fotografia emersa dall’analisi delle dinamiche della rete distributiva e della disciplina urbanistica in materia di attività commerciali, realizzata dall’Amministrazione comunale per verificare quali sono le aree carenti di servizi commerciali, anche in funzione della costruzione del Quadro conoscitivo del Psc. “Dai dati emerge un deficit di attività piccole e medie di vicinato”, ha spiegato Vandelli. “Il modello di famiglia di 20-30 anni fa, periodo in cui l’Amministrazione sviluppò il Piano Regolatore Generale tuttora in vigore – ha proseguito – era quello di famiglia più numerosa (due coniugi e uno o due figli), quasi sempre motorizzata e con consumi maggiori, tali da giustificare lo sviluppo della grande distribuzione. Negli ultimi anni abbiamo invece assistito a un calo delle famiglie composte da due coniugi e un figlio (dal 19% del 1996 a circa il 10% del 2013) e a un aumento delle famiglie “monocellulari”, anche giovani e in età lavorativa (nel 2013 all’interno del territorio comunale rappresentano il 39 per cento), di quelle monogenitoriali, di coppie anziane e di nuclei di mera convivenza con spesa separata. Il nuovo modello di famiglia che si è diffuso – continua Vandelli – non sempre è motorizzato e richiede servizi locali e zonali. Anche la presenza crescente di famiglie di immigrati, con abitudini di consumo variegate e non ascrivibili a modelli codificati, ha contribuito alla sostanziale modifica della domanda di servizio, che oggi è diventata multiforme, variegata, articolata per zona, per tipo e per aspettative”. L’assessora evidenzia che “unendo a questo quadro di riferimento un’idea di città sostenibile, in cui i servizi devono essere fruibili a piedi e in bicicletta, risulta necessario incentivare la possibilità di commercio diffuso, con un aumento dei servizi commerciali di vicinato (fino a 150 metri quadrati) e delle attività piccole e medie (fino a 1500 metri quadrati)”.

A fine 2015 gli esercizi di vicinato alimentari e misti presenti nel comune di Modena sono 737, di cui quasi la metà (352, pari al 48 per cento), con una superficie fino a 25 metri quadrati. Gli esercizi di vicinato non alimentari ammontano a 2.722, di cui più di uno su quattro con superficie fino a 25 metri quadrati (761, pari al 28 per cento). Gli esercizi medio-grandi sono 173, di cui 40 alimentari o misti, 54 non alimentari e 79 ingombranti.

Dal quadro delineato risulta, oltre che una diffusione anomala delle attività di vicinato caratterizzate da una superficie di vendita ridotta (fino a 25 mq), la proliferazione di tipologie classificate come ingombranti e la concentrazione di esercizi appena al di sotto della soglia dei 250 metri quadrati. La ragione è da ricercare, con ogni probabilità, non nella domanda ‘reale’ ma nel quadro normativo attualmente vigente che regola l’insediamento delle strutture commerciali. Nel primo caso, infatti, (attività con metratura al di sotto dei 30 metri quadrati) non è necessario richiedere un cambio di destinazione d’uso dell’immobile, mentre il secondo caso è praticabile all’interno delle zone industriali.

Le misure al vaglio dell’Amministrazione sono indirizzate anche al sostegno e alla riqualificazione della rete del centro storico, dove oggi, oltre a via Emilia centro che conta 113 esercizi, di cui 24 alimentari, l’altro asse con maggiore frequenza e densità di esercizi è corso Canalchiaro, con 79 esercizi, di cui 16 alimentari.

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