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Il Reddito di solidarietà va in maggioranza agli immigrati. Scontro Pd-Lega

La denuncia del consigliere Bargi: “A Modena al 12,9% di stranieri residenti è andato il 58% dei fondi regionali". Ma il Pd replica con Gualmini: "C'è chi vuole cancellare persone regolarmente presenti nel nostro Paese con un tratto di penna, calpestano la Costituzione"

“Prima gli stranieri: è quanto accade in Emilia-Romagna per quanto riguarda la distribuzione dei fondi stanziati dalla Regione per il Reddito di solidarietà, nato con l'intento consacrato di rappresentare un contributo economico per persone e famiglie in gravi difficoltà economiche, a partire dagli anziani, e che, invece, si è rivelato l'ennesima mancia a vantaggio degli stranieri. Gli importi stanziati dalla Regione nel primo bimestre dell'anno, infatti, parlano chiaro e non lasciano ombra di dubbi: il 33,6% delle richieste di contributo è arrivato da nuclei famigliari (per lo più numerosi, dai 3 componenti in su) stranieri, ai quali è stato erogato ben il 44,75% dei fondi”.

La denuncia arriva dal consigliere regionale della Lega Nord, Stefano Bargi, che snocciola i dati che la Giunta di viale Aldo Moro gli ha fornito a seguito di una sua richiesta di accesso agli atti. “La somma degli importi disposti dalla Regione nel primo bimestre 2018 a titolo di Reddito di solidarietà ammonta a 1milione e 340mila e 160 euro: di questi ben 599mila 683 euro sono finiti nelle tasche degli stranieri i quali, nella nostra Regione sono l'11,9% del totale dei residenti. Per quanto riguarda la nostra città, a Modena il 57,98% dei fondi stanziati è stato erogato a favore di nuclei familiari stranieri, che nella nostra città rappresentano il 12,9% dei residenti”, sottolinea il consigliere leghista.

La motivazione di questa disparità non è certo trascendentale, ma insita nelle regole del Reddito di inclusione, che prevedono un importo crescente di 80 euro per ogni componente del nucleo famigliare. Ne consegue che le famiglie straniere, che mettono al mondo più figli di quelle italiane, incassino una cifra superiore. Tant'è che la percentuale di stranieri tra i nuclei famigliari con contributo erogato e composte da 3 persone è del 49,7% del totale e quella composta da 4 persone è del 64,4%. Percentuale che sale al 69% se consideriamo i nuclei famigliari stranieri composti da 5 o più persone che percepiscono il contributo.

Ma per la Lega si tratta di una questione polticia: “Siamo di fronte all'ennesima conferma che in questa regione a guida Pd gli stranieri vengono prima degli italiani. Il Partito democratico è allo sbando e ne è consapevole. Dal modo in cui è stato formulato il Reddito di solidarietà, alla luce dei criteri della ripartizione dei fondi, si evince chiaramente che la finalità ultima di questo strumento era quello di elargire mance agli stranieri, una sorta di rincorsa al voto simile, per certi versi, a quella fatta dai 5 Stelle con la promessa del Reddito di cittadinanza".

Un attacco al Pd regionale che viene rimpallato dalla vicepresidente della Giunta regionale, con delega al welfare, Elisabetta Gualmini: “Trovare inaccettabile che in Emilia-Romagna il 70 per cento delle persone in condizione di estrema povertà che si rivolge ai servizi sociali per richiedere il Reddito di solidarietà sia italiano e il 30 per cento straniero con regolare residenza in Italia, vuol dire non avere una piena comprensione della realtà. O, più semplicemente, voler alimentare un clima di campagna elettorale permanente”.

“Per evitare complicazioni assurde- prosegue la vicepresidente- e per diretta richiesta dei Comuni, le regole del Res sono state uniformate a quelle della misura nazionale, il Sostegno per l’inclusione attiva (Sia); ad esempio, il fatto che il contributo economico aumenti all’aumentare dei componenti del nucleo familiare è una norma nazionale che non è stata decisa dalla Regione Emilia-Romagna. Preferiamo, sempre in un’ottica di buon governo, non far impazzire gli operatori dei servizi sociali da un lato, i cittadini dall’altro.  Marchetti non sa però che con l’introduzione del Reddito di inclusione, e in particolare a partire dal prossimo luglio, le norme nazionali cambieranno ancora e, come èpiùcorretto che sia, il contributo economico non aumenterà in misura proporzionale al numero dei componenti la famiglia, ma solo secondo un quoziente familiare, dunque in misura ridotta”.

“Al di là di questo, è abbastanza noto ormai da decenni che le famiglie con 3 o più figli sono con più probabilità straniere. Se il consigliere trova inaccettabile che fatti 100 gli utenti che si rivolgono ai servizi sociali in condizioni di povertà estrema, il 70 per cento sia italiano e il 30 per cento straniero con regolare residenza nel nostro Paese vuol dire che non ha una piena comprensione della realtà, e lo dico col massimo rispetto. Siamo però molto curiosi di vedere se gli strumenti del tutto simili proposti da forze politiche che probabilmente governeranno il Paese, il Reddito di dignità lanciato nell’ambito della coalizione di centrodestra e il Reddito di cittadinanza proposto dai 5 Stelle, arriveranno a risultati diversi. Magari, in barba ad ogni norma costituzionale e al rispetto della dignità delle persone, cancellando con un tratto di penna quei nuclei di stranieri regolarmente residenti nel nostro Paese, così come auspica il consigliere. Ma di questo, mi permetto di dubitare”.

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