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Politica Caduti in Guerra / Viale Martiri della Libertà

Riordino province: il Pd reggiano ordina, i cugini modenesi eseguono

Via libera in consiglio provinciale alla nomenclatura "Provincia di Reggio e Modena": i democratici fanno benaltrismo, Sabattini spiega la nascita della nuova toponomastica e il Pdl si ritrova abbandonato a se stesso

Il consiglio provinciale non si oppone all'insensatezza. Questo l'incredibile che si è verificato ieri pomeriggio in viale Martiri: l'assemblea non ha fatto nulla per osteggiare l'assurda nomenclatura del nuovo accorpamento che, salvo miracoli nel consiglio regionale della settimana prossima, si chiamerà "Provincia di Reggio e Modena". Perché?

"Perché ci sono questioni più urgenti e pressanti quali le funzioni, le competenze e l'efficienza amministrativa", hanno spiegato i democratici in aula presentando un odg con il capogruppo Luca Gozzoli come primo firmatario, il quale si è detto "non appassionato da dispute rusticane sulle targhe". Molto più di cuore, invece, l'odg presentato dal capogruppo Pdl Dante Mazzi: nella sua battaglia per ripristinare l'ordine corretto dei nomi, l'esponente bertoliniano ha trovato l'appoggio solamente del battitore libero Ennio Cottafavi. "Si sta facendo passare ciò che non ha una logica, né a livello di lessico, né a livello istituzionale - ha denunciato Mazzi - La provincia di Modena aveva tutte le caratteristiche e i requisiti fissati dal decreto legge del Governo per restare da sola come Ferrara, ma improvvisamente è diventata seconda". In un precedente odg votato lo scorso 26 settembre sull'accorpamento, ha ricordato il capogruppo Pdl, "si parlava della nuova provincia di Modena e Reggio, non di altro. Dietro tutto questo - ha chiosato - pare che ci siano pressioni di carattere politico".

E la Lega Nord? Abbandona il Pdl in questa battaglia con i mulini a vento: "Siamo contrari alla ratio che ha portato agli accorpamenti - ha spiegato Lorenzo Biagi - Per questo ci asterremo su entrambi gli odg proposti". L'appoggio che non ti aspetti arriva dal dissidente Pd Ennio Cottafavi: "Non ho problemi di campanile - ha esordito - Al di là dei numeri a nostro vantaggio, in virtù di di cosa oggi facciamo sì che si vada verso la provincia di Reggio e Modena? Una cosa del genere mi lascia qualche perplessità".

A "svelare l'arcano" (testuali parole), è stato il presidente della Provincia Emilio Sabattini, il quale ha rimembrato quanto accaduto in sede di Comitato per le Autonomie Locali: "Ho chiesto l'utilizzo dell'ordine alfabetico per tutte le province - ha spiegato - Ma è prevalso un altro ordine, quello di partire dal Po andando verso il Mare Adriatico: messa al voto, è prevalsa questa scelta". Ma chi è stato ad avanzare questa proposta priva di ogni logica? Bocche cucite. Sabattini non risponde e, pur sapendo nome e cognome di chi ha fatto approvare una cosa del genere, non vuole rivelarlo. E gli emendamenti presentati in consiglio regionale per sistemare le cose?  "Verranno votati solamente dai consiglieri della provincia interessata - ha tagliato corto il presidente -  Questa è una discussione pletorica che non troverà sbocchi positivi". Il confronto si conclude con l'approvazione dell'odg Pd e la bocciatura di quello pidiellino causa l'astensione generalizzata della maggioranza, eccezion fatta per Cottafavi (in Provincia l'astensione vale come un voto contrario).

Punto e a capo. A questo punto, solo un miracolo in consiglio regionale può salvare Modena dal secondo posto dietro i reggiani, piazza d'onore che pare sempre più un piatto cotto a puntino seguendo le disposizioni del grande vecchio Romano Prodi, primo oppositore della provincia di Modena e Reggio: il primo sospetto viene dalle dichiarazioni rilasciate la settimana scorsa in un incontro con il Rotary reggiano in cui il Professore tutto si sarebbe aspettato fuorché un accorpamento tra Modena e Reggio. "Si tratta di una decisione quantomeno bizzarra - aveva argomentato il professore - Se andrà avanti così vorrà dire che nel palazzo della prefettura di Reggio tornerà a dormirci un notabile di Modena, come avveniva una volta". Il secondo sospetto, inoltre, sorge da fonti vicine al presidente decisamente orientate a confermare il maggiore peso politico del padre fondatore del Pd e del sindaco di Reggio Emilia Graziano del Rio, presidente Anci. Insomma: fedele alla linea, il Pd segue l'ordine di scuderia e, contro ogni logica, cede il passo al cugino reggiano.

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