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Ricostruzione, Spica punta il dito contro lentezze e sprechi

Nei dati forniti il consigliere di Bastiglia e rappresentante di FdI-AN critica le scelte della struttura commissariale. E su alcuni progetti per il recupero di chiese: “Spese centinaia di migliaia di euro per poi parlare dopo 4 anni di demolizione e ricostruzione ex novo”

“Per il quarto anniversario del sisma il popolo della bassa modenese assiste all'autocelebrazione di chi ci governa, che fra una passerella e l'altra si vanta dei risultati ottenuti in quattro anni; ma i numeri della ricostruzione dovrebbero portare invece all'auto commiserazione degli Amministratori, poiché il piatto della bilancia pende più per ciò che non è stato ancora fatto, non solo sul fronte ricostruzione ma anche sulla ripresa economica del territorio: il tutto condito da lentezza e burocrazia asfissiante e pochi spiccioli destinati alle micro imprese con una ZFU scarna e che ha lasciato fuori molti comparti”.

E' l'intervento di Antonio Spica, consigliere comunale a Bastiglia e responsabile per la Bassa di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, che prosegue la sua lunga battaglia nelle zone del cratere sismico e dell'alluvione, che nei mesi scorsi lo aveva portato anche a depositare un corposo esposto in Procura contro la gestione post sisma.

“Non mi scaglio contro per partito preso – sottolinea Spica in una nota – bensì guardando i fatti, che parlano da soli smentendo il Governatore Bonaccini e il Commissario delegato alla ricostruzione. Partendo dai numeri, non si comprende come solo un miliardo e 700 milioni sono stati erogati ai privati e un miliardo e 100 milioni alle imprese come contributi per danni subiti, a fronte di quei 7 miliardi scarsi che furono stanziati. A questo si aggiunga la maggiore IVA incamerata dallo Stato per effetto del riacquisto di opere murarie, arredi e macchinari, andati distrutti nelle calamità che ci hanno coinvolto. Le impalcature nell'area cratere sono sotto gli occhi di tutti, così come l'elenco delle imprese che non hanno più riaperto; per non parlare poi di 135 famiglie (445 persone) che vivono dopo 4 anni ancora nei moduli "provvisori", alcune delle quali come a Rovereto in cui mi sono recato la scorsa settimana, senza energia elettrica poiché distaccata a fronte di "comprensibile" insolvenza per il costo alquanto esorbitante”. 

Spica sposta poi l'attenzione sulla risoctruzione delle chiese: “Per molte di esse ancora inagibili, e che rappresentano un patrimonio di inestimabile valore artistico oltre che affettivo, sono stati spesi svariate centinaia di migliaia di euro per la messa in sicurezza, e sin qui nulla da eccepire, se non fosse che oggi, dopo 4 anni, si parla di demolizione per una ricostruzione ex novo. Un esempio per tutte è la Chiesa "San Giovanni Battista" di Disvetro: più di 450mila euro spesi per metterla in sicurezza per poi essere abbandonata ad un triste destino. Centinaia di migliaia di euro buttati al vento e un progetto illustrato dall'Università di Venezia ad una assemblea pubblica a Cavezzo, e finanziato per 800 mila euro, che ne permetteva il recupero, bocciato, e non sono ben chiare le dinamiche fra Regione, Diocesi e Mibact, certo è che è stato pagato un progetto la cui realizzazione sembrerebbe bloccata per scelte di chi ? Sperpero di denaro pubblico su cui la Corte dei Conti potrebbe indagare”.

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