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Spilamberto Libera e Responsabile: "Hera, il futuro non cambia"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ModenaToday

Nonostante i proclami della campagna elettorale e le promesse di un nuovo metodo di gestione dei rifiuti a partire dalla raccolta porta a porta e dall’eliminazione delle tessere “intelligenti”, anche questa Amministrazione si è allineata a quelle precedenti, sottomettendosi ad Hera e a tutte le sue decisioni. E se anche il presidente dell’Associazione dei Comuni Virtuosi, Marco Boschini, è stato ospite di Costantini in campagna elettorale, tutto finisce qui.

Lo dimostra la recente delibera dell’Unione sul Patto di sindacato, passata con il voto favorevole di Costantini, Villa e tutti i consiglieri PD, che impegna i Comuni soci a non trasferire le azioni Hera e a conformare il proprio voto in Assemblea sulle future deliberazioni “al fine di garantire lo sviluppo di HERA, delle sue partecipate e della sua attività” (sic!). Per i Comuni inadempienti il patto prevede una penale di 5milioni di € (Delibera UTC n. 50 dell’11.12.14).

Soltanto una settimana dopo, il 18 dicembre, viene rinnovato ad Hera il contratto scaduto a fine anno per la gestione dei rifiuti, una proroga di altri due anni decisa da Atersir (nel cui consiglio siedono i sindaci delegati da ogni provincia). Non è la prima proroga, questa gestione era già il salvataggio della scadenza precedente: la convenzione con Hera è scaduta il 19 dicembre 2011 quando l’allora Autorità d’Ambito concesse ad Hera un rinnovo di tre anni (Delibera n. 16 del 19.12.2011). Da allora si procede con affidamenti diretti senza un regolare bando di gara, rinnovando una convenzione del 2007, anch’essa affidata senza gara di appalto.

E se è vero che si potrà richiedere per il futuro un diverso metodo di raccolta dei rifiuti potenziando il porta a porta, è anche vero che sarà solo Hera a determinarne arbitrariamente il prezzo. La capacità contrattuale dei Comuni soci è sostanzialmente nulla e il controllo pubblico non ha nessuna influenza sulle decisioni prese dai dirigenti della multiutiliy. Dobbiamo ricordare ancora una volta che Hera agisce in regime di monopolio e beneficia contestualmente anche dell’appoggio delle pubbliche Amministrazioni, quindi non sarà mai concorrenziale e può applicare prezzi fuori mercato.

Il problema è che le tariffe salgono e lo strapotere di Hera alla fine si abbatte sui cittadini-utenti spremuti come limoni e costretti, con l’assenso delle Amministrazioni locali, a finanziare perfino il capitale di rischio, i futuri investimenti e gli extra costi scaricati sulle tariffe. Quale altre azienda può permettersi di caricare sui clienti il costo del capitale investito con una percentuale di remunerazione arrivata fino al 7%. Questa è una rendita di posizione quasi parassitaria, inimmaginabile in un mercato aperto e competitivo.

Secondo i dati Isprambiente (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) del 2013 in Emilia Romagna paghiamo il prezzo più alto d’Italia per la gestione dei rifiuti. Ogni anno il costo del servizio aumenta del 3 – 4%, a fronte di un’inflazione pari a zero o con segno meno, nonostante si registri una continua riduzione dei conferimenti e un costante aumento della raccolta differenziata. Uno sforzo da parte dei cittadini che non viene compensato in alcun modo e al quale non corrisponde neppure un aumento dei ricavi dalla vendita del materiale avviato a riciclo. Azzardiamo due ipotesi: o i materiali raccolti non vengono venduti a prezzi di mercato adeguati, oppure non c’è da parte di Hera la stessa sensibilità dei cittadini nella gestione dei materiali differenziati. Nessun ritorno nemmeno in termini di servizi. Anzi. Il metodo di smaltimento adottato da Hera, affidato per la maggior parte agli inceneritori, chiude il cerchio a danno della salute pubblica.

Nell’epoca del riciclo post-incenerimento ai nostri Comuni servirebbe una vera e propria rivoluzione nella gestione dei rifiuti, mirata a contenere le tariffe e a tutelare i cittadini, prendendo esempio da altri Comuni italiani che da dieci anni adottano la “strategia rifiuti zero”, raggiungendo percentuali di differenziata che sfiorano il 90%, avviata a riciclo anziché all’inceneritore. Ma il conflitto d’interessi che vedrebbe i nostri Comuni da una parte garanti dei cittadini per il rapporto qualità-prezzo del servizio conferito, e dall’altra azionisti di Hera e quindi titolari dei dividendi, renderà molto difficile, se non impossibile, intraprendere la strada dei comuni virtuosi e la loro politica che aspira al traguardo “rifiuti zero”.
 
Maurizio Forte – Paola Forghieri

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