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Sistema verso il collasso? In Emilia 64 pensionati ogni 100 lavoratori

Prime critiche al progetto di riforma delle pensioni del Governo. E' Tullia Bevilacqua (Ugl) a lanciare l'allarme: "Il sistema non regge e Ape e Rita non risolvono il problema"

"Il Governo Renzi sta elaborando una riforma delle pensioni che dovrebbe essere approvata a breve. Il testo non è ancora definitivo e tale è anche il parere dell’Ugl che ha partecipato al confronto con il governo, ma già sin d'ora possiamo esprimere serie perplessità e senza che venga risolto il nodo di fondo della sostenibilità dell'intero sistema , visto che il rapporto eccessivamente sbilanciato fra il numero dei pensionati e la popolazione occupata, che - per esempio - in Emilia-Romagna risulta pari al 66,3% contro il 70,4% dell’Italia”. 

Lo dichiara il segretario generale dell'Ugl Emilia-Romagna Tullia Bevilacqua. L'analisi prende spunto dalla presentazione , pochi giorni fa, a cura del governo dell’Ape, acronimo di Anticipo pensionistico, un meccanismo che scatterebbe fino a 3 anni e 7 mesi sui requisiti di vecchiaia standard con prestito bancario assicurato e rimborso ventennale collegato alla pensione ordinaria. Un intervento sperimentale per due anni che riguarderà, per ogni singolo anno, le generazioni che hanno fino a tre anni in meno dell’età legale di pensionamento e dunque i nati tra il ’51 e il ’53 dal 2017 e quelli tra il ’52 e il ’55 dal 2018.

E' una riforma - il testo non è ancora definitivo - che prevede una parziale deroga alla Legge Fornero del 2011, che ha stabilito per tutti, a partire dal 2018, l’età pensionabile a 66 anni e sette mesi con 20 anni di contributi. Con l' Ape ci consente un anticipo pensionistico compiuti i 63 anni di età. Una formula che dovrebbe essere approvata a breve, con cifre esatte, platea e modalità precise che saranno resi pubblici al termine delle consultazioni con le parti sociali, termine previsto ad ore , entro il 21 settembre.

La parte più controversa è quella che riguarda la decurtazione dell’assegno pensionistico variabile in base all’età di uscita dal mondo del lavoro: circa il 5% in meno in caso di anticipo di un anno, fino a una decurtazione del 18% in caso si acceda alla pensione nel limite massimo previsto dei 3 anni e 7 mesi prima. In cifre? Su una pensione di 1.000 Euro la decurtazione ammonterebbe, quindi, a circa 180 euro mensili in caso di uscita a 63 anni, a 50 euro nel caso in cui la pensione sia anticipata di solo un anno.

Ma un ulteriore aspetto ha fatti già discutere : posto che la decurtazione durerebbe per i successivi 20 anni: l’anticipo verrebbe erogato con un prestito che le banche concederebbero ai pensionati tramite l’Inps, in una triangolazione per la quale la riduzione dell’assegno corrisponde al pagamento degli interessi sul prestito, e nella quale spetterebbe allo Stato garantire le banche sul pagamento dello stesso.

“Semplificando, ti prestano i tuoi soldi e ci paghi gli interessi, con un meccanismo che penalizza comunque chi ha lavorato una vita intera e che privilegia ed avvantaggia in maniera spudorata, come sempre ci tocca evidenziare nelle proposte del governo Renzi, non soltanto quelle pensionistiche, banche e assicurazioni. Visto che stiamo parlando di un ‘prestito’ che in realtà si trasforma in un mutuo erogato dalle banche”, conclude il segretario generale dell'Ugl Emilia-Romagna Tullia Bevilacqua.

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