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Quali prodotti non puoi non assaggiare se visiti l'Appennino modenese

L'Appennino modenese è un territorio ricco di sapori e tradizioni gastronomiche uniche

BORLENGHI. Borlengo o burlengo che si voglia, ha un nome che evidentemente deriva dalla parola "burla", cioè lo scherzo e a riguardo sono nate diverse teorie. Infatti, per alcuni l'alimento veniva mangiato a carnevale e quindi prendeva il nome di "cibo per burla", per altri la burla risiedeva nel fatto che il borlengo è una pietanza voluminosa, anche se in realtà è leggero e sottilissimo. La leggenda più interessante però riguarda un'anonima massaia, che nel preparare con acqua e farina il tradizionale impasto per le crescentine da cuocere nelle tigelle, scoprì di aver allungato eccessivamente con l'acqua, e per evitare di buttarlo via, provò a ricavarne ugualmente qualcosa di commestibile. Il risultato lo si può apprezzare ancora oggi nelle case e nei ristoranti del nostro Appennino.

MIRTILLI DI SESTOLA.  Il prodotto tipico di Sestola è sicuramente il mirtillo, tanto che è oggi la capitale del Mirtillo. Quello presente a Sestola è in particolare il Vaccinium Myrtillus, ovvero una pianta bassa, detta strisciante, che raramente nella zona dell'Appennino supera i 30 cm di altezza dal terreno. Questo frutto ha la parte esterna di colore nero-bluastro mentre la polpa è rosso-bluastro. Si tratta di frutti dal diametro di 6-8 mm e che sono spesso utilizzati in cucina. Una delle torte tradizionali del nostro Appennino è la crostata, nelle varianti con il mirtillo o con le amarene. Inoltre all'origine le crescentine dolci venivano mangiate non con creme spalmabili, bensì con i frutti più dolci, tra cui il mirtillo, sia sottoforma di marmellata che naturali.

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