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Cinque storie misteriose dell'Appennino Modenese

Un viaggio tra le leggende più misteriose e oscure dell'Appennino Modenese

L'albero dei cannibali

Da Modena sono passate molte leggende da nord e a sud perché questo territorio si situa lungo le maggiori vie che collegano la Pianura Padana alla Toscana. Prima i pellegrini e poi i mercanti e oggi i turisti, hanno attraversato queste strade di montagna. Tuttavia nel 1752 tutto cambiò perché il duca di Modena Francesco III d'Este volle creare una grande strada che valicasse gli Appennini giungesse in Toscana in meno tempo e così nacque la nota via Vandelli. La costruzione di una via in luoghi naturali da millenni rimasti quasi assenti di presenza umana sembrò agli abitanti dell'Appennino come un'incursione dentro i confini più ignoti dei boschi e delle montagne.

E infatti, ciò alimentò varie leggende, come per esempio quella che narra di un oratorio, situato tra la via e il bosco, arricchito da una lastra sono state scolpite cento croci. Quella lastra rimase così impressa agli abitanti di Barigazzo che il valico adiacente venne chiamato Passo Cento Croci. Il motivo di quella lastra non è ancora chiaro, eppure si sa che prima dell'edificazione dell'oratorio vi fosse in realtà un albergo, nel quale però avvenivano cose alquanto strane.

Una sera uno degli ospiti sparì nel nulla. Qualcuno disse che era uscito per andare a fare una passeggiata notturna e si fosse perso, ma non passò troppo tempo che un'altro sparì nel nulla. Qualcuno pensò che con la terza scomparsa non fosse più imputabile il bosco, ma il segreto dovesse trovarsi all'interno dell'albergo stesso. Un giorno un frate, diretto in Toscana, si fermò a dormire in quel luogo e giunto in camera si accorse che essa non era chiusa come desiderava, ma usciva aria da una botola nel pavimento. In cerca di uno dei proprietari si mise a girare all'interno dell'albergo e scoprì che vi erano numerose botole, così decise di aprirne una.

Dal suo interno, anzi che il maleodorante odore del tipico ambiente rimasto troppo a lungo chiuso, ecco che uscirono i profumi della cucina. "Che strano, una botola che dà in cucina?" si domandò, quando sapeva benissimo che esse erano utili per passare da una stanza all'altra o uscire da una porta secondaria dalla struttura. Così andò a cena e quando era pronto a gustarci il brodo che gli era stato preparato ritrovò nel suo cucchiao immerso nel piatto il pollice di una persona.

I suoi occhi diventarono enormi e in quel momento capì delle sparizioni e comprese a cosa servivano quelle botole. Il frate era certo che i proprietari scegliessero tra gli ospiti alcune vittime, le rapissero tramite le botole e poi le cucinassero. Terrorizzato scappò dalla struttura e andò a denunciare il fatto alle autorità locali che bruciarono la struttura e condannarono i proprietari, e su quel luogo venne costruito un oratorio. Chissà se il numero di croci coincida con quanti sono finiti nella zuppa degli ospiti.

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