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A Bosco Albergati i Mondiali Antirazzisti, giocare per sfidare le discriminazioni

La 18° edizione dei Mondiali Antirazzisti, organizzata dalla UISP Emilia-Romagna, si terrà a Bosco Albergati, una frazione di Castelfranco Emilia, in Provincia di Modena. 3 mila persone scenderanno in campo per combattere la discriminazioni

Arrivano a Bosco Albergati (Castelfranco Emilia, provincia di Modena) i Mondiali Antirazzisti dal 2 al 6 Luglio. Da 18 anni l’Unione Italiana Sport per Tutti (UISP) lotta in Emilia-Romagna contro ogni forma di discriminazione, organizzando attività sportive che incentivino l’aggregazione e la conoscenza dell’altro.

Dal 1997, quando è nato, questo progetto ha visto una crescita di partecipanti sempre più ampia. Come riferisce lo stesso sito dell'organizzazione: “Il successo di quest’evento deriva primariamente dato dal fatto che tutte le persone che sono capitate, per caso o per scelta, ai Mondiali, l’anno successivo sono tornate portando con sé amici e conoscenti, incuriositi e trascinati dall’entusiasmo dei racconti”.

E i numeri bastano per far capire la portata dell’evento: 3 mila partecipanti attivi che provengono dall’Europa, Canada, Egitto, Turchia e Ucraina, oltre alle 3-4 mila persone del pubblico serale. Un progetto che ha visto 300 volontari che hanno organizzato quasi 160 squadre iscritte ai tornei di calcio, 30 a quelli di basket e pallavolo, oltre che quelle di touch-rugby, cricket e touchball.

Il principio primo di questo evento è che chiunque puo' giocare, perche' lo sport tornai ad essere, in primis, conoscenza dell'altro. Le regole sono flessibili e alla portata di tutti (basti pensare che in campo non c'e' l'arbitro). Addirittura, ci sono squadre che si formano proprio per l'occasione, che non vedono l'ora arrivi l'edizione successiva al termine di quella appena conclusa. "Il nostro obiettivo e' riprenderci lo sport dal basso – spiega il fondatore dei Mondiali Anti-Razzisti, Carlo Balestri - oggi, tra i giocatori e il resto del mondo c'e' una distanza siderale, e il sistema calcio difende queste logiche. Nell'ottica della pura competizione, perdono l'allegria. Basta vederli sull'autobus mentre si spostano dal ritiro al campo: ognuno con le cuffie o collegato al suo smartphone o tablet. Come sono lontani i tempi in cui Pertini giocava a scopone in aereo con la nazionale campione del mondo di Bearzot".

Uno degli argomenti più importanti per Balestri circa i mondiali 2014 del Brasile è il problema della povertà: "un dato che questo mundial ha sbattuto in faccia a tutto il mondo, l'incredibile scontro tra l'opulenza e la poverta' delle favelas. Per non parlare del problema delle cattedrali nel deserto: che ne sara', finito tutto, degli stadi costruiti ad hoc? Forse non saranno mai piu' utilizzati, forse invece qualche partita la ospiteranno. Ma a che prezzo? Prima ospitava 70 mila persone e il biglietto costava un tot, adesso ne ospita al massimo 40 mila e il biglietto, ovviamente, e' destinato ad aumentare". Problema è stato affrontato tre anni fa anche dal famoso regista-videomaker siciliano PierFrancesco Diliberto, in arte Pif, che nel suo programma Il Testimone di MTV, spiega che per tredicenni delle favelas il calcio non è solo uno sport, ma l’occasione della vita per scappare da quella povertà.

Per capire la distanza tra il Brasile degli stadi e il Brasile delle favelas, basti pensare che è stata organizzata la Copa Rebelde, un torneo voluto dal Comitato Popolare della coppa di San Paolo, che avverrà in contemporanea ai mondiali, per far parlare quelle 50 mila famiglie che sono state sfrattate per far posto ai nuovi stadi. Il torneo Copa Rebelde raccoglie 32 squadre che si sfidano su campi improbabili con i venditori ambulanti ai bordi del quadrilatero di gioco. Separati da un oceano e da decine di migliaia di chilometri la necessità di far tornare lo sport alla sua forma di aggregazione originaria parte dal Brasile, conquista l’Italia, e raggiunge tutto il mondo.

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