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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Tennis, intervista a Marco Crugnola: "Modena come trampolino di lancio"

A quattr'occhi con la testa di serie del Memorial Fontana: "Cosa cambia da un torneo dello Slam? La differenza più grande è che in un torneo dello Slam incroci continuamente giocatori che fino a poco tempo prima avevi visto solo davanti alla tv, per poi accorgerti che sono persone come te con le tue stesse abitudini"

Se i bookmakers esistessero anche nel circuito Future, la vittoria di Marco Crugnola al torneo internazionale di Modena avrebbe una quota molto bassa. Il tennista lombardo, attualmente numero 228 delle classifiche mondiali, quest’anno ha programmato la sua stagione quasi esclusivamente sui tornei Challenger e sulle qualificazioni degli Atp, che ha fruttato il main draw agli Australian Open con le vittorie su Massu e Bolelli e un sorteggio decisamente sfortunato contro Thomas Berdych, per poi sfiorare il bis nelle quali a Wimbledon. Disputerà il Future modenese grazie alla wild card concessa dagli organizzatori, partendo come testa di serie numero uno del tabellone del singolare: l’uomo da battere senza ombra di dubbio è lui.

 
Marco, quali sono le sensazioni alla vigilia di un torneo che affronterai da favoritissimo?
Scendere in campo come testa di serie numero 1 dà sempre qualche pressione in più, ma ci penso fino ad un certo punto: la classifica spesso ha un valore relativo e a questi livelli tutti i match nascondono delle insidie, soprattutto con una temperatura caldissima come quella di questi giorni che tende ad appianare le differenze in campo.
 
Che cosa ti porta a Modena dopo una stagione vissuta quasi esclusivamente nel circuito maggiore?
Inizialmente la mia intenzione era quella di giocare esclusivamente tornei Atp e Challenger, poi ho subìto due infortuni, uno ad inizio anno e uno a Roma, che mi hanno costretto a cambiare un po’ la programmazione. In questo periodo sto giocando bene ma ho bisogno di continuità, per questo la mia intenzione è quella di fare più partite possibili per ritrovare la forma migliore.
 
Cosa cambia nell’approccio di un torneo dello Slam, come Melbourne ad esempio, e di un torneo come questo?
Per certi versi non cambia niente, l’avvicinamento alla partita, la preparazione, il riscaldamento sono gli stessi. La differenza più grande è che in un torneo dello Slam incroci continuamente giocatori che fino a poco tempo prima avevi visto solo davanti alla tv, per poi accorgerti che sono persone come te con le tue stesse abitudini. Rendersene conto è una grande iniezione di fiducia e dà la possibilità di imparare molto solo guardandoli.
 
Dopo il match con Berdych agli Australian Open, ti sei chiesto che cosa ti manca ancora per fare il salto di qualità definitivo?
Ho rivisto varie volte quel match, a tratti abbiamo giocato alla pari ma nei momenti decisivi si vede che tennisti come il ceco sono più abituati e sono in grado di mettere il turbo senza difficoltà. Devo ancora lavorare molto, ma tecnicamente non mi sento inferiore a tanti altri: mi manca soprattutto l’attitudine ai match importanti e una maggiore attenzione ai particolari.
 
Hai raggiunto i tuoi migliori risultati sul veloce, eppure quando puoi non disdegni di giocare sulla terra…
Fosse per me giocherei da Gennaio a Novembre tornei hard, ma è impossibile: innanzitutto perché a livello logistico e economico fare soltanto tornei sul veloce è molto impegnativo provenendo dall’Italia, e poi perché il cemento sollecita le articolazioni ben più della terra e alla lunga il tuo fisico ne risente. Comunque amo anche giocare sul rosso e il mio gioco si adatta bene a qualsiasi superficie.

 

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