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Le leggende narrate attorno al duomo di Modena

Il duomo di Modena è protagonista di molte leggende nostrane tramandate nei secoli. Basti partire da quelle legate al santo a cui è dedicato, San Geminiano, secondo cui i modenesi più volte si sarebbero salvati dall'innondazione dei fiumi vicino alla città di Modena, rifugiandosi nel duomo e pregando. L'acqua sarebbe arrivata fino al primo gradino del duomo, ma raggiunto il marmo dell'edificio, il Santo l'avrebbe fatta tornare indietro. Altrettanto interessante è la storia di una donna longobarda di nome Gundeberga, il cui nome appare in una scritta nascosta nella cripta del duomo stesso, la quale è ricordata ancora oggi dopo più di 1500 anni, e che per alcuni sarebbe la stessa donna raffigurata nella statua della Bonissima visibile in piazza Grande. E ancora una volta la leggenda di re artù, narrata sull'architrave del portale della pescheria, dove i cavalieri della tavola rotonda sono in cerca del Graal, anche se quell'immagine sarebbe stata realizzata due decenni prima della pubblicazione del primo libro su re Artù. Altre leggende sono invece più vicine a noi, come quelle sull'edificazione stessa del duomo, per cui non sarebbe stato edificato nello stesso periodo ma in momenti successivi e le rappresentazioni della Genesi nella sua facciata, nasconderebbero un errore di calcolo del suo architetto, Lanfranco. E per non parlare della possibile croce d'oro di Matilde di Canossa incastonata nel frontale del duomo, o ancora del mistero riguardante la raffigurazione dietro il finto mosaico nella parte superiore dell'abside. E poi l'origine pagana dei leoni, che rimanda ad una necropoli che si troverebbe sotto il duomo stesso, e per non parlare dell'osso di drago che in realtà è un osso di balena. 

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