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Alla scoperta delle 5 statue modenesi dalla storia più insolita

Quando si parla di Modena e di cosa vedere in centro storico tutti pensano al duomo, al palazzo ducale o al Museo Enzo Ferrari, invece le storie più caratteristiche si nascondono spesso in oggetti che per molti sono solo un arricchimento. Ecco allora le 5 statue modenesi dalla storia più insolita. 

La prima statua è quella del busto del duca Francesco I d'Este realizzata da Gian Lorenzo Bernini. E' forse tra queste cinque la statua più famosa perché infatti si tratta dell'opera simbolo della Galleria Estense, dove tutt'oggi viene conservata, tuttavia a questo oggetto è legata una storia alquanto bizzarra. Infatti il duca Francesco I d'Este, che fu il primo vero duca di Modena, voleva farsi riprodurre in un busto dal miglior artista dell'epoca e così scelse Gian Lorenzo Bernini, che tuttavia non era disponibile a muoversi da Roma per venire a Modena, e viceversa era impossibile per il duca perdere tempo a Roma. Così Francesco I fece realizzare delle bozze che ritraevano il suo volto e i lati di questo, inviando poi questi disegni al Bernini, che rimanendo a Roma e senza mai vedere dal vivo il duca, realizzò il busto. Quando il duca vide il busto realizzato rimase senza parole, era riuscito a riprodurlo alla perfezione. 

La seconda statua è quella della Bonissima. Posta ad uno degli angoli di piazza Grande, raffigura una donna che gli anziani modenesi conoscono molto bene. Il suo nome Bonissima deriva dalla leggenda che la ritrae come una donna molto buona e caritatevole, tuttavia nessuno sa con precisione chi raffiguri e se effettivamente si riferisca ad una persona realmente esistita. Tuttavia, alcuni storici hanno considerato che essendo quella statua posta vicino al portico del Palazzo Comunale poteva riferirsi alla vicina bottega della Bona Stima, ovvero del cambio di denaro, a cui però sarebbe stato levato nel tempo il simbolo della bilancia, mentre altri ritengono si riferisca ad una nobil donna realmente esistita.

La terza statua è quella di Ciro Menotti, il noto rivoluzionario patriota modenese che morì tentando un colpo di stato contro la famiglia ducale modenese degli Estensi, per portare Modena verso l'unità d'Italia. La singolarità di questa statua è relativa al momento in cui i Savoia decisero di farla costruire, ma mancava il denaro per realizzare l'opera e così inviarono i rappresentanti pubblici di casa in casa in cerca di donazioni volontarie. I rappresentanti tornarono a casa senza nemmeno una moneta, i modenesi infatti si erano rifiutati e alla fine il finanziamento giunse con le tasse.

La quarta statua è il bassorilievo di Re Artù posto sulla porta della pescheria del duomo di Modena. La singolarità di quest'opera è relativa al contenuto, ovvero ad una leggenda bretone narrata su l'arco di una chiesa italiana, ma le sorprese non finiscono qui, infatti il bassorilievo fu realizzato almeno due decenni prima della pubblicazione del libro di Goffredo di Monmouth che per primo scrisse di Re Artù. Come fece quella leggenda a raggiungere Modena in anticipo ? Secondo gli storici, si tratta di una leggenda tramandata da secoli oralmente, ed essendo Modena lungo il percorso dei pellegrini dal nord Europa a Roma, giunse fino a noi. 

La quinta statua è invece la portatrice di frutta, nota a tutti come la statua del Mercato Albinelli. La sua storia non è tanto misteriosa come quelle precedenti, quanto interessante per scoprire come sia cambiata la città in un secolo. Infatti, originariamente Giusepe Graziosi, lo scultore, realizzò l'opera con un fine più che altro di utilità, infatti la donna realizzata in bronzo si trova sopra una fontana, le cui acque erano dai commercianti del Mercato coperto dell'Albinelli per lavare la frutta e la verdura che vendevano. Oggi però guai a chi pensa di fare una cosa del genere e così è diventata famosa per i selfie o per essere protagonista di scene realizzate da un documentario targato Netflix tra i mercati coperti più belli del mondo. 

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