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Chirurgia, 25 anni fa a Modena il primo intervento endovascolare dell’aorta toracica

Nel 1995, Modena primo centro in Europa a effettuare l’intervento

È trascorso un quarto di secolo da quando, nel lontano 10 febbraio del 1995, per la prima volta in Europa, la Chirurgia Vascolare modenese impiantò un’endoprotesi dell’aorta toracica con terapia mininvasiva. All’epoca l’intervento, davvero pioneristico, venne svolto nelle sale operatorie dell’Ospedale Civile Sant’Agostino. Oggi si effettua nella rivoluzionaria Sala Ibrida dell’Ospedale di Baggiovara. Per celebrare questa ricorrenza, l’equipe della Chirurgia Vascolare dell’AOU di Modena, diretta dal prof. Roberto Silingardi ha incontrato i colleghi del Nord Italia nel corso di un convegno che si è tenuto venerdì scorso, 7 febbraio,. Il reparto Modenese vanta un’ampia casistica che nel 2020 arriverà a toccare i 500 interventi endovascolari in aorta toracica ed i 3.000 in aorta addominale.

Oggi, il trattamento endovascolare delle patologie dell’aorta toracica rappresenta  la prima scelta per curare aneurismi, dissezioni e le lesioni traumatiche. Tali procedure “endovascolari” permettono di curare patologie molto complesse con una minima invasività, in passato l’unica soluzione era eseguire estese incisioni chirurgiche molto invasive e gravate da elevate complicanze.

Quest’anno decorre il 25° anniversario dal primo impianto eseguito in Europa , a Modena, di una endoprotesi in aorta toracica – spiega il professor  Roberto  Silingardi  di Unimore, Direttore della Chirurgia Vascolare dell’Ospedale Civile di Baggiovara – e abbiamo avuto il piacere di ospitare a Modena  oltre cinquanta Chirurghi Vascolari del nord Italia con i quali abbiamo valutato i risultati a lungo termine di questa tecnica e discusso problematiche organizzative  attuali e prospettive future”.

L’incontro ha rappresentato l’occasione per presentare una importante ricerca sul risultato a lungo termine della correzione endovascolare nei traumi dell’aorta toracica condotta presso la Chirurgia Vascolare UNIMORE.

È stato il dottor Stefano Gennai, chirurgo del reparto modenese e responsabile dello studio che ha coinvolto le chirurgie vascolari di Pisa, Reggio Emilia e Bolzano a presentare lo studio pubblicato sulla più importante rivista Europea di Chirurgia  Vascolare . Il recente incontro ha rappresentato un importante momento di riconoscimento al costante impegno della Chirurgia Vascolare dell’Ospedale Civile di Baggiovara, da sempre impegnata nell’innovazione tecnologica e nella ricerca clinica al fine di migliorare i propri risultati per i pazienti modenesi e non solo.

Lo studio riguarda pazienti che hanno presentano una rottura dell’aorta toracica a livello dell’istmo – spiega il dottor Stefano Gennai – tale patologia è l’esito di traumi, stradali o cadute da altezze importanti, e pertanto coinvolge maggiormente giovani. La rottura dell’aorta, la più grande arteria del corpo umano, è un evento spesso fatale anche in considerazione della compresenza di fratture e contusioni multiviscerali tipiche dei pazienti traumatizzati. I risultati immediati a favore dell’endovascolare sono noti e pertanto tale trattamento è indicato come prima scelta nelle linee guida europee ed americane.”

Siamo riusciti a dimostrare – continua il prof. Silingardi – l’efficacia e la sicurezza del trattamento endovascolare anche nel lungo periodo (oltre 15 anni). Le aorte dei pazienti subiscono delle modificazioni nel tempo, ma sono minime ed è stata osservata la quasi totale assenza di reinterventi anche dopo molti anni dall’operazione iniziale”.

L’incontro ha consentito di il confronto con diversi centri di chirurgia  vascolare  di alto livello nelle  varie regioni presenti: Sardegna, Veneto, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Liguria, Toscana, Marche, Emilia -Romagna   sui risultati chirurgici e  grazie  alla presenza   del Dott. Anselmo Campagna della Direzione  Generale Cura della Persona, Salute e  Welfare della Regione  Emilia  Romagna sull’organizzazione  e la gestione della   Sindrome  aortica  acuta, grave  patologia  che, se non rapidamente  trattata , porta  a  decessi del paziente  spesso anche  di giovane  età.

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