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Rivolte al Sant'Anna, dubbi e certezze a due anni dai fatti

L’indelebile ricordo dell’8 marzo 2020, la vicenda processuale e i più recenti sviluppi. Due anni dopo, si indaga ancora per tortura

Sono passati due anni da quel giorno. Due anni in cui la drammaticità della quotidianità ha oscurato ciò che è accaduto nel Carcere di Modena, e che oggi – più di qualsiasi altro giorno – vale la pena ricordare.

Un triste anniversario

Se lo ricordano bene, quel giorno, le Forze dell’Ordine. Se lo ricordano bene, quel giorno, i medici, gli infermieri, i volontari accorsi sul posto; i giornalisti e i fotografi; i cittadini; i detenuti. Era l’8 marzo di due anni fa, alla vigilia di un lockdown che ancora non avevamo imparato a conoscere. Intorno alle due di pomeriggio, una nube di fumo nero si era levata dalla Casa Circondariale Sant’Anna: ricordo che un’amica, residente nei paraggi, pensava ad un falò di protesta per la liberazione di qualche detenuto. Ma il fumo si addensava, quasi a nascondere gli elicotteri che lo sorvolavano, gazzelle e ambulanze arrivavano a sirene spiegate, per non parlare dei mezzi dei Vigili del Fuoco. Il carcere, si sarebbe venuto a sapere poco dopo, era stato reso inagibile dalle fiamme appiccate dai detenuti.

Per quale motivo? Sembra si fosse diffuso un generalizzato panico causato dal primo contagio di Coronavirus all’interno della struttura, a seguito del quale erano state sospese precauzionalmente tutte le visite. I detenuti protestavano, chiedevano l’indulto, qualcuno tentava l’evasione. Oltre alla distruzione dei locali interni, alcuni rivoltosi avevano saccheggiato la farmacia, consumando -con letali conseguenze- tutto il metadone sottratto. Con l’intervento delle forze di polizia erano iniziati anche i trasferimenti dei detenuti, molti dei quali sarebbero stati portati al Carcere di Ascoli Piceno. Alcuni sarebbero morti durante, o dopo, il tragitto.

La vicenda processuale

I fascicoli aperti dal Tribunale di Modena in seguito ai fatti sono stati tre. Il primo filone di indagine, com’è facile da immaginare, riguardava i danni a cose e persone causati dai detenuti all’interno del Sant’Anna, ed è ancora aperto. Il secondo (e più discusso) fascicolo, riguardava invece otto delle nove morti avvenute durante le rivolte o i conseguenti trasferimenti. La questione era relativa alla causa dei decessi: ci si chiedeva se fossero imputabili a terzi o fossero stati causati da un’overdose di metadone. Avendo individuato la causa della morte in quest’ultima il fascicolo è stato archiviato dal Tribunale di Modena nel luglio scorso, e il successivo ricorso dell’Associazione Antigone è stato rigettato. Ciò nonostante, la vicenda processuale non può ancora dirsi conclusa: la famiglia di una delle vittime, il trentaseienne tunisino Chouchane Hafedh, sostenuta dall'avvocato Luca Sebastiani prima; e la stessa Associazione Antigone poi, hanno deciso di appellarsi alla giustizia europea rivolgendosi direttamente alla CEDU, che ancora non si è pronunciata in merito. Ancora aperte poi, sono le indagini relative al decesso del “nono detenuto”, Salvatore Piscitelli, affidate però alla procura di Ascoli Piceno dove è avvenuta la morte in seguito al trasferimento.  

Il terzo filone processuale, infine, dapprima a carico di ignoti, ha visto di recente importanti sviluppi. Sono stati infatti iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Modena, per reati di lesioni aggravate e tortura, almeno quattro agenti della polizia penitenziaria. La conferma dell’iscrizione è arrivata durante la cerimonia inaugurale dell’anno giudiziario, svoltasi a Bologna, e si apprende che sarebbe stata conseguente al riconoscimento fotografico di alcuni agenti da parte delle presunte vittime di violenze. Qualora le accuse fossero confermate, lo sarebbero anche le dure parole dei detenuti che svariate volte, in questo lasso di tempo, hanno riempito pagine di esposti giunti ad organi giudiziari e di stampa.

Il ricordo

Le associazioni da sempre in prima linea per la difesa dei diritti dei detenuti, ed in particolare il Comitato Verità e Giustizia per la Strage del Sant’Anna formatosi più di un anno fa, organizzano vari eventi per non dimenticare quella che chiamano “strage”. L’11 e 12 marzo, partecipando alla rassegna chiamata “Noi non archiviamo”, sarà quindi possibile ricordare ed aiutare le vittime di quel terribile 8 marzo.

"Noi non archiviamo": le iniziative del Comitato Verità e Giustizia nell'anniversario delle rivolte al carcere Sant'Anna

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