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Monitoraggio video, arrivano le body cam per gli agenti della Polizia Locale

La sperimentazione prevede dieci telecamere indossabili su divise e caschi, anche come deterrente contro i comportamenti illeciti sul territorio. L'utilizzo è estremamente regolamentato e servirà in contesti specificie e preordinati

Debuttano le “body cam”, le telecamere indossabili su divise o caschi, che verrà attivata nelle prossime settimane dalla Polizia locale di Modena con la dotazione di dieci dispositivi. Le telecamere potranno essere utilizzate in diverse attività svolte dal corpo, dall’infortunistica stradale al pronto intervento passando per l’ordine pubblico, ma anche a supporto dei controlli su edilizia e commercio e dei servizi di polizia giudiziaria sviluppati del Nucleo problematiche del territorio.

L’iniziativa è stata illustrata in una conferenza stampa al Comando di via Galilei dal sindaco Gian Carlo Muzzarelli e dal comandante Roberto Riva Cambrino, sottolineando come lo strumento possa rappresentare un deterrente efficace per comportamenti non corretti o illeciti da parte degli interlocutori, ovvero i cittadini, che vengono ripresi “in diretta” dall’apparecchio tecnologico e si vedono sul minischermo frontale, costituendo pure una garanzia sulle modalità di azione degli agenti. Al momento dell’avvio della registrazione gli operatori devono per altro informare in maniera chiara e comprensibile gli interlocutori, affinché siano consapevoli della registrazione audiovisiva che li coinvolge.

L’utilizzo delle “body cam” è definito da uno specifico disciplinare condiviso con i rappresentanti sindacali che stabilisce le modalità obbligatorie e facoltative di attivazione degli apparecchi. Il documento specifica innanzi tutto che il funzionamento avviene nel rispetto delle normative sulla privacy e chiarisce che l’attivazione non è “libera”, appunto, ma deve in ogni caso essere finalizzata alla prevenzione, alla repressione o alla cessazione di situazioni di criticità.

VIDEO | Body cam per la Polizia Locale: "Un testimone in più sulle strade"

Gli operatori, per esempio, sono tenuti ad azionare gli apparecchi nei casi di verifica sulla commissione di reati, nelle situazioni di contrasto all’ordine e alla sicurezza pubblica e durante contesti di emergenza generica o di Protezione civile; ma anche negli episodi in cui è messa a rischio la sicurezza degli operatori. Viceversa, è vietato accendere le “body cam” in situazioni che coinvolgono minori, persone malate o fragili e nei luoghi privati, di cura, di culto di espressione politica; la registrazione è vietata, inoltre, nei frangenti il cui utilizzo può potenzialmente rappresentare una fonte di disordini. È proprio vietato l’uso preordinato con intento provocatorio o personale dei dispositivi, così come le riprese all'interno del Comando stesso della Municipale, in quanto luogo di lavoro.

Il disciplinare precisa pure che i dispositivi possono essere messi in funzione soltanto dagli operatori che li hanno in dotazione: non possono cioè essere attivati in remoto, per esempio dalla Sala operativa, vietando quindi l’utilizzo anche come forma di controllo dell’attività del personale della Polizia locale.

Il protocollo, tra sicurezza e privacy

Ogni agente potrà prelevare la cam dalla docking station dopo essere stato autorizzato (altrimenti il dispositivo non funzionerà) e potrà poi attivarla nel corso del servizio specifico. Le immagini registrate resteranno quindi memorizzate all'interno del dispositivo. Non saranno in alcun modo trasmesse ad altri soggetti.  La protezione dei dati avviene con metodo di sicurezza end-to-end e crittografia di tipo “aes”, ovvero un algoritmo di cifratura a blocchi a chiave simmetrica: se anche la cam dovesse essere persa o sottratta, risulterà di fatto inutilizzabile.

Dopo l’utilizzo, le immagini registrate vengono scaricate automaticamente dai dispositivi collocati, a riposo, negli appositi slot presenti sulla docking station presso il Comando di via Galilei; il software sposta i files, in forma cifrata, in un ambiente digitale protetto, dove vengono conservati per sette giorni. Trascorsa una settimana, come definito dal disciplinare condiviso con i rappresentanti sindacali, i materiali multimediali vengono cancellati, a meno che non se ne preveda l’utilizzo per attività d’indagine disposte dell’Autorità giudiziaria.

Gli accertamenti di polizia giudiziaria, infatti, potranno beneficiare del valore aggiunto rappresentato dalle immagini e dall’audio, a vantaggio cioè della ricostruzione dei fatti oggetto d’indagine. Inoltre, i dispositivi, grazie alla versatilità costituita dalle dimensioni compatte e dal livello tecnologico che assicurano, potranno essere utilizzati pure in fase di acquisizione di testimonianze, visto che in caso di necessità si possono collocare sulle scrivanie, negli uffici, così come sui cruscotti delle auto di servizio (in modalità “dash cam”).

Gli apparecchi, acquistati dall’azienda parmense Bf2 elettronica, hanno avuto un costo complessivo di 13.597 euro. Si tratta, in particolare, del modello “D3” prodotto dalla compagnia londinese Reveal, un apparecchio capace di registrare in formato mp4 con risoluzione fino a 1.080p a 25-30 fotogrammi al secondo. Leggeri (pesano 155 grammi) e semplici da utilizzare (tasto di accensione laterale e schermo touch), questi dispositivi hanno un’autonomia è di 12 ore di registrazione sviluppata su 32 gigabyte, in qualsiasi condizione di luce e anche sottoposti alle intemperie climatiche e agli urti.

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