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Siccità. I campi tengono, ma a farne le spese sono gli ecosistemi

Il Consorzio di Burana fa il punto sull'emergenza siccità e chiede investimenti a lungo termine, partendo dagli invasi. Vincenzi: "Quest'anno si è verificata la tempesta perfetta"

"Oggi preleviamo il 20% di quello che potremmo prelevare, ma nonostante questo riusciamo ad oggi a turni, sacrificando qualche pezzo di territorio o comunque facendo turni un po più lunghi rispetto al normale, riusciamo a distribuire acqua irrigua a tutti i nostri agricoltori".

E' uno scenario a tinte fosche quello tracciato dal Presidente del Consorzio Burana ed ANBI Regionale e Nazionale Francesco Vincenzi, che oggi ha fatto il punto sull'attività del Consorzio nel territorio modenese, che come gli altri angoli del bacino padano soffre della scarsità di acqua nel grande Fiume.

Tuttavia, ad oggi non cè stato un vero e proprio stop per quanto riguarda la fornitura di acuqa alle aziende agricole. "Questa strategia ci permette di mantenere vivo il territorio e di continuare a poter sperare che le prossime piogge, che sono previste in particolare nell'arco alpino tra martedì e mercoledì, rimpinguano o comunque aumentino le portate del fiume Po per arrivare alla fine della raccolta. In particolare oggi penso ai meloni, ai cocomeri, ma pensiamo alle pere e alle mele, ai vigneti che nei prossimi giorni iniziano la raccolta e che senza l'acqua verrebbero persi".

Le possibilità di "scavallare" il mese di agosto, agli attuali livelli, ci sono: "Noi ad oggi prendiamo già sotto il livello di funzionamento dell'impianto (che attinger dal Po, ndr). A questi livelli dovremmo riuscire a continuare e, appunto, per portare a termine tutte le culture, andare e andare alla fine di agosto, poi via. Speriamo che aumentino le quote di poco, il che ci permetterebbe anche di fare gli ulteriori invasi. Penso alle zone umide, penso a tutte le zone che hanno bisogno di forti disponibilità di acqua che oggi non stiamo riuscendo a servire, appunto per lasciare una priorità all'attività agricola ed economica".

La geografia della siccità

"Quest'anno la bonifica si è trovata a gestire il paradosso dei paradossi. Abbiamo sempre detto che eravamo fortunati perché eravamo un consorzio dell'Emilia-Romagna che negli anni 50 aveva costruito un impianto di prelievo dell'acqua nel Po sul Mantovano e portandolo a Modena, rendendosi così autosufficienti dai fiumi Secchia e Panaro, che hanno sempre dimostrato forte criticità. Oggi purtroppo ci dobbiamo trovare la zona più difficile da gestire, sono proprio quelle asservite a servizio del Po. Nonostante questo, anche le aree del Secchia e del Panaro hanno forti limitazioni", spiega Vincenzi

La Bassa è dunque la zona che soffre di più, per quanto fortunatamente l'approvvigionamento non è mai mancato. "Diciamo che grazie agli investimenti fatti negli ultimi 15 anni oggi riusciamo a sopperire a quasi tutte le richieste. Se penso al destra Panaro, la zona di Nonantola, Castelfranco e Ravarino, anche un impianto inaugurato l'anno scorso si permette di non prelevare dal fiume Panaro, ma ci permette di prelevare acqua attraverso il Canale Emiliano Romagnolo. E anche in quei territori che erano abituati a rimanere senz'acqua già alla fine di giugno, da quest'anno hanno potuto avere la predisposizione in particolare per frutteti e vigneti, che sono le colture pluriennali per le quali dobbiamo non solo preservare la produzione, ma dobbiamo anche preservare la vita delle piante nei prossimi anni future."

Come ha spiegato Direttore Generale del Consorzio Cinalberto Bertozzi, si stanno valutando molte azioni per recuperare ogni possibile risorsa idrica. Per esempio, è entrato in funzione un primo sistemadi pompaggio presso il bacino di Altolà di San Cesario, in grado di far affluire acqua ai campi della zona e al Canale Torbido, che serve la destra del Panaro. Allo stesso tempo si valutano interventi più a lungo termine proprio sul panaro, con paratie mobili nel tratto compreso tra Marano e Vignola, in grado di alzarsi in estate per creare dei bacini temporanei. Più a Valle, nella zona delle casse di espansione di Sant'Anna, è allo studio la possibilità di attingere da pozze che giò esistono. Analoghe riflessioni, ma di maggiore complessità. sono in corso in merito alle casse di espansione del Secchia a Campogalliano.

La "tempesta perfetta"

Per Francesco Vincenzi quest'anno si è verificata la "tempesta perfetta". Il modenese spiega: "È mancato innanzitutto il 90% di piovosità nell'arco alpino e soprattutto in tutte le aree, in tutte le pianure considerate che oggi siamo a livelli di dell'80 per 100 di media. In Regione Emilia Romagna della piovosità che viene in un anno è mancato il manto nevoso. Il manto nevoso è una riserva naturale che abbiamo a disposizione nei mesi estivi che sciogliendosi va bene ed è sempre riuscito a riempire il il nostro grande fiume. Quest'anno, mancando questa riserva, non possiamo avere l'afflusso di quest'acqua. Da queste nel nostro fiume. L'altra questione Siamo partiti da un inverno molto piovoso e quindi la disponibilità anche nei laghi, che sono gli unici bacini che abbiamo a disposizione per riempire il nostro po, non ci ha permesso di dare la giusta acqua al nostro territorio. Considerate che pochi centimetri di acqua nel Lago Maggiore consentono l'irrigazione della Pianura Padana di oltre dieci 15 giorni. Quindi vuol dire che pochi centimetri raccontati sembrano pochi e sembrano banali, ma pochi centimetri rappresentano per il nostro comprensorio e per tutto il nostro territorio una questione indispensabile per continuare potere a poter irrigare. Grazie al direttore del museo fanno notare una consolidata".

Il cambiamento climatico

"Questa situazione ci insegna tantissimo e questa è la sesta siccità negli ultimi vent'anni. E quindi vuol dire che non è più una questione emergenziale, ma una questione strutturale che ci deve imporre un impegno ancora più importante". Il Predente del Consorzio non ha dubbi sul trend del mutamento climatico e invoca quindi straegie a lungo termine. Da un lato utilizzare al megio l'acuqa disponibile, dall'altro attivarsi per "trattenere" maggiormente quella piovana.

"Il consorzio avrà oltre 70 milioni di euro di investimenti da fare nei prossimi anni, ma questo non sarà assolutamente sufficiente - lamenta Vincenzi - Occorre un piano nazionale importante, un piano nazionale che preveda la costruzione di casse di espansione, di piccoli e medi laghetti, di invasi, di riutilizzo di cave dismesse per poter trattenere l'acqua quando piove e distribuirla quando non piove. Questo deve accadere anche nel nostro territorio, ma soprattutto deve accadere in quei territori che alimentano il fiume Po, che è il principale fiume d'Italia. Non possiamo permetterci il lusso di non avere acqua, non solo per quanto riguarda il punto di vista economico, ma soprattutto dal punto di vista ambientale. Perché oggi il mare è entrato in terraferma per oltre 40 chilometri. Questo è un danno all'ecosistema che non ci possiamo più permettere e quindi dobbiamo essere consapevoli di creare quelle infrastrutture per garantire sì una vita economica e sociale importante nel nostro territorio, ma anche e soprattutto una tutela della biodiversità, la tutela dell'ecosistema che è indispensabile per continuare a mantenere il nostro Delta, i nostri territori così belli come li conosciamo".

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