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Carcere, nove persone morte nel silenzio della politica. "Accertare i fatti con massimo rigore"

La riflessione, del tutto condivisibile, della Camera Penale di Modena tira per la giacca la politica, grande assente prima, durante e dopo il dramma che si è consumato al Sant'Anna

Terminata la fase acuta della crisi scaturita dalla rivolta di alcuni detenuti presso il carcere di Sant'Anna, la Camera Penale di Modena pone due riflessioni molto rilevanti: la prima sulla totale assenza della politica nel corso di queste tragiche giornate, la seconda sul necessario approfondimento che l'autorità Giudiziaria dovrà compiere con la massima trasparenza sotto il profilo della comunicazione pubblica. 

Il fronte della comunicazione ha dimostrato una evidente carenza, con la difficoltà di ottenere informazioni su quanto stava accadendo all'interno del penitenziario. Difficoltà - comprensibile ma non giustificabile - riscontrata in primis dagli organi di informazione, ma anche dagli stessi avvocati penalisti. "Le uniche informazioni ottenute  su quei fatti sono quelle fornite dalla Polizia Penitenziaria, giacché l'autorità giudiziaria (requirente e di Sorveglianza) non ha inteso divulgare informazioni di dettaglio sullo svolgersi degli accertamenti", sottolinea la Camera Penale. 

"I morti nelle rivolte del carcere di Modena sono saliti a 9, un numero enorme che lascia sgomenti, ancor di più per il fatto che risulta difficile comprendere come molti di loro siano deceduti nel corso della traduzione o presso l'istituto di destinazione.  Risulta difficile comprendere come sia stato possibile che i detenuti siano riusciti a impossessarsi di un carcere: le risorse in campo erano sufficienti a garantirne il controllo? La struttura era idonea ad impedire ad un gruppo di detenuti di mettere a rischio la sicurezza dei loro compagni e degli agenti di custodia? È ammissibile che la polizia penitenziaria si trovi in condizioni sostanzialmente ingestibili?".

"La Camera Penale di Modena - come tutti i penalisti italiani - vigilerà con la massima attenzione sullo sviluppo delle indagini, per comprendere l'esatta dinamica dei fatti e le ragioni dei decessi con l'auspicio che questi fatti siano seriamente valutati per ripensare il sistema punitivo", spiegano i legali modenesi.

Domande che al momento restano senza risposta e su cui sta lavorando la Procura di Modena a partire da una prima e sintetica informativa arrivata dal carcere. I primi accertamenti sulle persone decedute si riferiscono esclusivamente a probabili cause di morte legate all'overdose da sostanze, ottenute grazie all'assalto all'infermeria, decessi per altro dilazionati nel tempo e nei luoghi. Comprendere la dinamica di quanto accaduto sarà fondamentale per fugare i dubbi legittimi sulle circostanze delle morti.

Così come sono da chiarie gli aspetti sanitari legati al contagio da coronavirus, con l'esito dei tamponi che è atteso in giornata. In merito all'emergenza sanitaria, i penalisti sottolineano: "Già nei primi giorni di diffusione del Coronavirus, gli avvocati avevano denunciato il rischio di una situazione non gestita, avvertendo come le carceri fossero vere e proprie polveriere e come l'unica soluzione per evitare il peggio fosse quella, quantomeno, di applicare misure cautelari fuori da quelle mura e misure alternative alla detenzione per chi avesse dato buona prova durante l'espiazione della pena".

Vi è poi il ruolo venuto meno da parte della politica, come sottoline a ragion veduta la Camera Penale: Sorprende il silenzio imbarazzante serbato dal Ministro della Giustizia per molte ore (in realtà per giorni) sulle rivolte in corso, così come stupisce che nessun parlamentare eletto nel modenese - neppure se componente della Commissione Giustizia… - abbia sentito il dovere di compiere alcuna visita ispettiva per comprendere la esatta dinamica dei fatti e le conseguenze di quanto avvenuto. Una grave mancanza, che denuncia ancora una volta come le politiche punitive siano abbandonate a loro stesse, senza alcun reale governo del fenomeno".

I parlamentari hanno sempre avuto un ruolo fondamentale sulle vicende carcerarie, alla luce dei poteri espressamente concessi loro dalla Costituzione: in questa circostanza nessuno si è fatto carico neppure di un tentativo di mediazione, nè men che meno di un dialogo preventivo alla luce dell'emergenza sanitaria, che inevitabilmente avrebbe avuto ripercussioni anche nei penitenziari.

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