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Covid, nella prima ondata 10mila chiamate per il sotegno psicologico

Nel 2% dei casi avviato un percorso presso i servizi Ausl di salute mentale. Petropulacos: "Oggi registriamo sfifucia nelle istituzioni"

"All'inizio della pandemia abbiamo avviato un programma di psicologia di emergenza basato su un supporto telefonico e via email. Da marzo a giugno, il servizio ha ricevuto circa diecimila chiamate che nel 2% dei casi, quindi per 200 persone, si sono tradotte nella necessità di avviare un percorso presso la rete dei servizi di salute mentale. Abbiamo riattivato questa iniziativa da ottobre", e dal contenuto delle richieste che arrivano "si percepisce molto un sentire modificato rispetto all'emergenza da parte dei cittadini". 

A raccontare in che modo i servizi di Salute mentale della Regione Emilia Romagna si siano messi a servizio dei cittadini sin dall'inizio della pandemia è Kyriakoula Petropulacos, direttrice generale Cura della persona, salute e welfare della Regione e membro del Comitato tecnico scientifico che supporta il capo del Dipartimento della Protezione civile nell'attività per il superamento dell'emergenza epidemiologica da Covid-19. 

L'esperta è intervenuta alla seconda giornata di lavori del convegno intitolato 'La salute mentale ai tempi del Covid', promosso dal gruppo Neomesia Mental Health. Analizzando il cambiamento dell'atteggiamento della popolazione nei confronti delle istituzioni e della loro gestione della pandemia, Petropulacos sottolinea che "mentre nella prima fase c'era una grande fiducia in quello che il sistema di cura offriva, oggi i medici e gli operatori sanitari sono passati da essere degli eroi, che si esponevano al contagio per dare chance di cura, all'essere partecipanti a un grande complotto mondiale contro la libertà delle persone. Anche questo- constata- è un elemento che dovremo indagare quando questa pandemia sarà finita, sebbene si inserisca in un mood generale delle nostre società in cui c'è una sfiducia generale in tutto ciò che è istituzionale".

Ciononostante, aggiunge la direttrice generale Cura della persona, salute e welfare dell'Emilia Romagna, "le istituzioni devono fare la loro parte". Per questo in Emilia Romagna l'impegno è stato profuso nel garantire la continuità assistenziale alle persone con problemi psichiatrici, sottolinea, dando "una ulteriore spinta al programma di psicologia di comunità all'interno delle case della salute. Questo perchè essere vicini ai malati diventa una modalità operativa piu' idonea laddove gli spostamenti tra comuni sono piu' difficili, mentre sappiamo- ricorda Petropulacos- che la patologia psichiatrica ha bisogno di continuità. 

Da questo punto di vista tutto quello che gli operatori hanno fatto con la telemedicina ha dato risultati molto buoni". La telemedicina, constata l'esperta, sta dimostrando tutto il suo potenziale e rappresenta ormai, per il futuro, "uno dei migliori strumenti per assistere le persone in modo equo indipendentemente da dove vivono. Sappiamo infatti che piu' si è lontani dai grandi centri, piu' si ha difficoltà ad accedere in modo equo ai servizi di salute mentale". Una ulteriore differenza tra la prima e la seconda fase della pandemia, sottolinea la componente del Comitato tecnico scientifico a supporto della Protezione civile, viene dalle "emergenze psichiatriche. Nella prima curva abbiamo notato una riduzione delle emergenze e degli accessi ai pronto soccorsi per episodi di autolesionismo e tentati suicidi. Non abbiamo il medesimo calo in questa seconda fase. Sono dati sui quali- conclude- dovremo riflettere approfonditamente alla fine di questa pandemia".

(DIRE)

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