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Il covid colpisce anche l'organico di Poste, lunghe code e disagi

La reazione di Cisl e Cgil: "Abbiamo toccato il fondo, forte carenza di personale"

Sempre meno addetti agli sportelli e lunghe file fuori al freddo. Sono giorni di grande affanno per le Poste in Emilia-Romagna, a causa del picco di contagi che va a pesare su organici già insufficienti per carenze pregresse e i nuovi pensionamenti di quest'anno. A denunciare la situazione sono i sindacati regionali Slp-Cisl e Sic-Cgil, che il prossimo 12 gennaio saranno al tavolo paritetico con l'azienda per affrontare il problema. "Abbiamo toccato il fondo- afferma Mauro Castellani, segretario Slp-Cisl Emilia-Romagna, parlando alla 'Dire'- siamo in grossa difficoltà. Abbiamo tassi di contagio elevatissimi e grossi problemi". Gli organici erano già insufficienti a causa di Quota 100, spiegano Cisl e Cgil, perchè molte persone sono andate in pensione negli ultimi anni. A loro si sono aggiunti anche le nuove uscite al 31 dicembre scorso.

"Siamo in forte carenza", segnalano i sindacati. La pandemia è dunque calata col suo peso su questa situazione già di fiato corto, per cui tra personale che non si vuole vaccinare e lavoratori in quarantena perchè positivi o contatti di positivi, "molti uffici postali chiudono o non fanno più il doppio turno, restando aperti solo la mattina", spiegano Cgil e Cisl. Tra l'altro, sottolinea Castellani, "per l'azienda diventa anche difficile programmare chiusure e aperture", perchè le notizie di positività dei lavoratori arrivano magari la mattina stessa. Di conseguenza, "gli uffici sono chiusi e la clientela è disorientata. Ma non è colpa nostra". Le file però stanno diventando "incredibili- continua Castellani- e la clientela sempre più arrogante. Abbiamo anche avuto episodi spiacevoli", tanto che la Slp-Cisl si è costituita in giudizio per un caso di aggressione ai danni di una sportellista avvenuto a Bologna ormai due mesi fa, sul quale il Tribunale dovrebbe decidere il prossimo 22 febbraio.

Da Parma, intanto, il sindacato dei pensionati Spi-Cgil tuona: "Riteniamo inaccettabile, ancor più in periodo pandemico, che si obblighino persone fragili a sostenere tempi di attesa così lunghi, al freddo e in potenziale situazione di assembramento". Per questo lo Spi parmense chiama in causa i sindaci del territorio "per una gestione più ponderata degli orari e giorni di apertura degli uffici in cui si sono presentate la maggiori criticità". Per quanto riguarda le Poste, aggiunge invece Loris Sermasi della Sic-Cgil, per provare a tamponare le falle e garantire così le aperture "vengono spostate le persone da un ufficio all'altro. Ma così facendo si aumenta anche il rischio di contagi". La conseguenza è che appunto in molti uffici postali si formano lunghe file di persone in attesa all'esterno, in strada, magari al freddo. Gli stessi sindacati segnalano problemi di questo tipo in questi giorni in particolare a Modena, Parma e Bologna. Ma il fenomeno è diffuso più o meno in tutta l'Emilia-Romagna.

"Servirebbero almeno 15-20 sportellisti in più in ogni provincia- fa una prima stima Sermasi- ma nelle province più grandi anche di più". A questi problemi si somma il fatto che a tutt'oggi, denunciano i sindacati, al personale delle Poste non sono ancora state fornite le mascherine Ffp2, che "in questo momento sono indispensabili". Secondo la Cgil, inoltre, "occorre diminuire la capienza delle sale d'aspetto per il pubblico, perchè in alcuni casi le attese si protraggono anche fino a un'ora e allora è meglio avere più file fuori che non persone assembrate all'interno", sostiene Sermasi. In più, afferma il sindacalista, sarebbe necessario anche "diminuire i distacchi e le trasferte" dei lavoratori, sempre per ridurre il rischio di contagio. Sul fronte Cisl, invece, si segnala la necessità pure di rivedere i protocolli di sicurezza con le Ausl, perchè "erano stati studiati per la variante Delta e non vanno bene oggi con la Omicron", spiega Castellani.

(DIRE)

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