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Esposti contro le morti nelle Cra, il Comitato dei famigliari: "Chiediamo solo verità"

Diverse famiglie che hanno perso i propri cari nelle strutture modenesi si sono organizzate per chiedere di fare luce sulle procedure adottate da Cra ed Rsa: "Non abbiamo intenti giustizialisti o speculativi"

Il dramma vissuto da da centinaia di famiglie di anziani residenti nelle Cra modenesi è concluito da qualche settimana nella nascita di un Comitato, che ha già raccolto fra le proprie fila molte persone: non solo parenti degli anziani deceduti, ma anche operatori sanitari e sindacalisti.

Una "rete" in contina evoluzione...
Siamo in contatto con molti altri famigliari, operatori e sindacalisti di altre realtà provinciali, nel futuro abbiamo intenzione di creare una rete a livello sovra-provinciale: riteniamo infatti indispensabile l'apporto delle esperienze di tutti coloro che intendono offrire il proprio contributo anche in considerazione del fatto che i dati a livello nazionale condannano l'Emilia Romagna a maglia nera in relazione ai decessi nelle strutture.

I dati su morti e contagi nelle strutture modenesi sono preoccupanti. Che numeri state analizzando?
In poco tempo abbiamo raccolto i dati reali dei decessi all'interno delle strutture, dati molto differenti da quelli ufficiali che, come noto, afferiscono unicamente ai decessi di persone che avevano avuto l'esito positivo al tampone in totale assenza del dato globale sui tamponi effettuati. Il numero dei tamponi positivi non è dato significativo in quanto non è mai stato documentato nè il numero dei test effettuati, nè l'elenco delle persone interessate. Tale dato, oltre ad essere non rappresentativo, se utilizzato rischia di avere effetti manipolatori in grado di dare una fuorviante rappresentazione ad una realtà che ogni giorno si rivela essere più drammatica. E' bene sempre ricordare che su 52 strutture presenti nel modenese, sono 14 quelle colpite dal covid, il dato che emerge è quello di una incredibile disomogenità sul numero dei decessi.

Sono stati presentati diversi esposti a seguito dei decessi. Cosa si chiede alla Procura?
Gli esposti in Procura sono stati molteplici afferenti a molte delle 14 strutture del modenese dove si sono verificati decessi in misura non giustificabile, altri aderenti al comitato stanno predisponendo ulteriori esposti. Alla magistratura si richiede sempre e solo di dare il proprio contributo per la ricerca della verità di queste stragi che rischiano di rimanere silenziose; una verità scevra da condizionamenti esterni e non connaturata da intenti speculativi. Facciamo presente che alla data attuale nessun incarico formale è stato dato a professionisti legali e ciò anche a riprova dell'estrema fiducia che riponiamo nelle indagini della Procura la quale ha già attuato i primi atti di indagine con l'ausilio dei Nas. Siamo certi che l'organo inquirente sapra fornire adeguate risposte al claim di indagine dei famigliari.

 Quale risultato vi aspettate dalla magistratura?
Come detto ci aspettiamo un contributo alla ricerca della verità sulla gestione delle strutture nelle quali si sono verificati i decessi, che non può esimersi da indagini effettuate sulla globalità dei casi e sulle azioni messe in campo dalle strutture per il contrasto alla pandemia. Auspichiamo che si dia il via ad una stagione di procedimenti spoglia da intenti giustizialisti e speculativi con l'intento di pervenire ad una spiegazione sulle, a nostro avviso difficilmente giustificabili, disomogenità di danni portati dalla pandemia all'interno delle strutture. La magistrtura a nostro avviso dovrà chiarire se e come siano stati posti in essere tutti quei presidi sanitari e raccomandazioni evidanziati dall'Ausl già agli albori della pandemia nella nostra regione

 In alcune strutture il virus non è entrato, in altre ha fatto danni irreparabili. Come vi spiegate questa disparità?
Come detto questa è una delicatissima tematica sulla quale, allo stato, non siamo in grado di esprimere giudizio compiuto. Sappiamo dei vari protocolli che si sono susseguiti nel tempo dalla scoperta dei primi casi di coronavirus nella nostra regione e dei protocolli già presenti all'interno delle strutture. Il Covid-19 è un virus, le strutture per anziani a nostro avviso devono adottare, indipendentemente dalla particolarità del Covid-19, delle prassi atte ad impedire l'ingresso dei virus nelle strutture e misure di contenimento, i nostri cari devono trovare nella CRA/RSA un ambiente in grado di offrire sicurezze maggiori delle private abitazioni. Siamo fiduciosi nell'operato della magistratura, solo le indagini ed il tempo saranno in grado di rispondere alla domanda relativa alla disparità sugli effetti della pandemia nelle diverse strutture

Le CRA/RSA sono spesso strutture private, ma vincolate ad un controllo pubblico. Che valutazione avete dato al ruolo dell'Ausl e a quello delle singole gestioni private?
Facciamo notare che le CRA/RSA non sono tutte strutture private, la maggior parte sono gestite attraverso gli accreditamenti, quindi posti in convenzione. La Vignolese a Modena è gestita direttamente dal Comune, come l'Opera Pia Catiglioni di Formigine. Nessuna struttura è uguale, ogni struttura è un mondo a sé, pur avendo la stessa Normativa Regionale alla quale fare riferimento. Ogni CRA ha subappaltato i propri servizi interni e le manutenzioni ordinarie e straordinarie. Le straordinarie sono per il 30% a carico della Gestione e per il 70% a carico del Comune, quella ordinaria è a carico del Gestore. Gli operatori interni possono essere dipendenti delle pubbliche amministrazioni oppure dipendenti esterni, spesso cooperative, la gestione, a livello direttivo è comunque sempre pubblica. I dati portano ad affermare che non vi è un legame diretto fra gli effetti della pandemia all'interno delle strutturre e il personale impiegato sotto il profile della loro dipendenza.
L'AUSL ha predisposto il primo protocollo specifico relativo al Covid 19 in data 04/03/2020, la Dott.ssa Federica Roli direttrice socio sanitaria dell'AUSL in una recente nota ha affermato che sebbene i dispositivi anticontagio fossero a carico delle strutture come previsto dal contratto di servizio e un obbligo del datore di lavoro, l'azienda ha provveduto a dotare le strutture di DPI in elevata quantità.
Esprimere giudizi e valutazioni in questa fase sarebbe alquanto azzardato; attendiamo lo svolgimento delle indagini, l'organo inquirente saprà fornire molte risposte alle nostre impellenti domande.

Possiamo solo lontanamente immaginare l'angoscia della separazione fisica che questo virus ha reso necessaria. Quali sono state le difficoltà riscontrate nel rapporto con le CRA/RSA durante la malattia dei vostri cari?
Il vissuto riportato dai familiari è piuttosto eterogeneo. Abbiamo esperienze di parenti a cui venivano concesse videochiamate senza particolari formalità e purtroppo ne abbiamo altre di famigliari costretti a penare giorni e giorni per avere pochi minuti i propri cari al telefono esclusivamente alla presenza del personale della struttura; fra questi estremi si collocano tutta una serie di vicissitudini intermedie. In generale abbiamo riscontrato una certa "sensibilità" da parte delle strutture alla privacy che, a nostro avviso, in questi casi avrebbe potuto essere messa almeno in parte in secondo piano a favore del bene primario della salute.

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