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Martedì, 23 Aprile 2024
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La Polizia ricorda il Giovanni Palatucci nel 78ensimo anniversario della morte

La Questura ha organizzato la cerimonia per il "Questore giusto", il funzionario di Polizia che salvò dal genocidio molti ebrei stranieri ed italiani. Presenti le autorità e gli studenti

Insieme al Giorno del Ricordo, il 10 febbraio ricorre il 78° anniversario della morte di Giovanni Palatucci, già Questore di Fiume, deceduto nel 1945 nel campo di concentramento di Dachau, Medaglia d'Oro al Merito Civile e riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” per aver salvato dal genocidio molti ebrei stranieri ed italiani.

Questa mattina, in memoria del Funzionario di Polizia, è stata deposta una corona di alloro alla stele a lui dedicata, nel piazzale antistante la sede della locale Questura. Alla cerimonia erano presenti, oltre alle autorità cittadine e alle rappresentanze dell’A.N.P.S. di Modena e Sassuolo, le classi terze E ed F della Scuola secondaria di Primo Grado “G. Ferraris” e la classe 2^M del Liceo Musicale “C. Sigonio”.

Il Questore di Modena, Silvia Burdese, nel suo discorso, ha ricordato la figura di Giovanni Palatucci, detto il Questore giusto, che “nell’esercizio delle sue funzioni di funzionario di Polizia, ha salvato tanti perseguitati dalla deportazione, prima interpretando, poi eludendo, infine arrivando a forzare la legge”. La cerimonia in suo onore vuole essere – ha sottolineato il Questore – “un esercizio di memoria, non solo custodita, ma agita” e, rivolgendosi poi direttamente ai giovani studenti, li ha invitati “a guardare con fiducia e curiosità alle lapidi e ai tricolori perché ci parlino ogni giorno, ci diano la rotta per guardare avanti e puntare sempre e solo sul bene comune. I tricolori, che sventolano sugli Uffici pubblici e sulle scuole, sono la sintesi di valori fondanti, inossidabili al tempo come alle intemperie, segno che in quei palazzi si costruisce la democrazia”.

Il Questore ha voluto ricordare anche il Vice Questore Francesco Vecchione, che nello stesso periodo, salvò da deportazione sicura molti ebrei modenesi ed al quale, il 26 gennaio scorso, la Città di Modena ha conferito la cittadinanza onoraria postuma.

Dopo l’indirizzo di saluto del Sindaco di Modena, Giancarlo Muzzarelli, e l’intervento del Presidente della Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia, Tiziana Ferrari, gli studenti del Liceo Musicale hanno interpretato a cappella un brano della tradizione ebraica dal titolo “Rad Halaila”.

Ha preso quindi la parola il referente Provinciale dell’Associazione “Giovanni Palatucci”, Sost. Comm. Davide Rioli, che ha tracciato un breve profilo storico di Palatucci.

La cerimonia si è conclusa con la toccante lettura, da parte di una studentessa della scuola “Ferraris”, della poesia “Shemà”, scritta da Primo Levi in epigrafe al romanzo “Se questo è un uomo”.

Tutti gli studenti, al termine della commemorazione, hanno fatto visita alla Questura, scoprendo così de visu il funzionamento della Sala Operativa, cuore della Questura, dove arrivano le segnalazioni dei cittadini e dove viene coordinata l’attività delle Volanti sul territorio.

Dopo un breve passaggio alla mostra della Polizia Scientifica, che espone materiale in uso dal 1950 ai primi anni ’90, le scolaresche hanno potuto ammirare l’Alfa Romeo Giulia, la nuova autovettura allestita per il controllo del territorio in dotazione alla Questura di Modena.

La storia di Giovanni Palatucci

Palatucci nacque a Montella (AV) il 31 maggio 1909. Avvocato, non esercitò la professione forense per intraprendere la carriera nell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza e fu assegnato a Genova come Vice Commissario. Dal 15 novembre 1937 fu responsabile dell’Ufficio Stranieri della Questura di Fiume, adoperandosi a favore degli ebrei e dei perseguitati politici e razziali e nominato successivamente Questore reggente. In 7 anni, salvò da sicura deportazione e morte molti ebrei stranieri e italiani.

Il 13 settembre 1944 fu arrestato e ristretto nel carcere Coroneo di Trieste e sottoposto a tortura presso la risiera di San Sabba. Il 22 ottobre successivo fu deportato, quale prigioniero politico, nel lager di Dachau in Germania, dove morì per gli stenti e le vessazioni subite, il 10 febbraio 1945, a soli 36 anni.

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