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Il Comitato 'Alluvionati non per caso' all'attacco: "Presi in giro e lasciati soli"

Una settimana passata a pulire dal fango quello che resta, a piano terra, dopo aver buttato via montagne di cartoni, mobili, elettrodomestici, materassi e suppellettili di ogni tipo", racconta il Presidente del Comitato “Alluvionati non per caso” Francesco Cameroni. "Un lavoro senza sosta che non ha permesso di seguire la cronaca dell’alluvione e le esternazione di politici e amministratori riportate dai media locali e nazionali. Un impegno che ha lasciato poco tempo per ritrovare il punto della situazione e cercare di dare un rapido (ma concreto e positivo) contributo alla discussione sul rischio idraulico del territorio di Modena. Da un certo punto di vista, meglio così perchè un intervento a botta calda avrebbe rischiato di trasformarsi in una serie di parolacce e di insulti".

"Sono 11 anni che il Comitato “Alluvionati non per caso” è attivo, avanza proposte ed idee progettuali, invia comunicati stampa ai media locali ma amministratori, politici, tecnici e giornalisti (tranne due o tre) se ne sono guardati bene dall’approfondire e dal lasciarsi coinvolgere dalle nostre istanze; nemmeno Massimo Bottura ha risposto alla nostra lettera aperta del maggio scorso" afferma, amareggiato, il prof. Cameroni.

"In questi anni, sono state fatte alcune assemblee pubbliche sull’argomento ma sono state condotte giusto per far sfogare la gente e quietare gli animi con promesse generiche. Pensate che, in una di queste assemblee nel 2010, Antonio Carpentieri in persona aveva assicurato che ci avrebbe fatto avere, a breve, il quadro aggiornato delle competenze dei vari Enti e Agenzie riguardo i corsi d’acqua della zona di Modena (perchè non ci si capiva niente e si continua a capirci poco)... quel documento voi l’avete visto? Noi lo stiamo ancora aspettando".

VIDEO | La chiusa danneggiata nelle casse d'espansione del Panaro

"Ormai, le parole non contano più, servono fatti concreti - ammonisce il Presidente del Comitato - Non serve a niente che, ad ogni evento calamitoso, nascano uno o più Comitati che ricominciano da capo la ricerca delle cause di ciò che è accaduto e ripercorrono la trafila delle richieste a Enti e Agenzie perchè documenti e immagini che costituiscono la memoria storica delle vicende del fiume Panaro e dei suoi affluenti ci sono già presso il Comitato “Cittadini di Modena Est”, presso il nostro Comitato e presso l’archivio di giornalisti volonterosi come Marco Amendola. Il ripetere sempre le stesse cose per anni risulta una perdita di tempo e di energie ed è sconcertante che questo modo di fare venga riproposto in Consiglio comunale da un Gruppo consigliare che fa parte della maggioranza che dovrebbe amministrare la cosa pubblica, compresa la più importante pericolosità ambientale del nostro territorio che è quella idraulica; Gruppo consigliare che mette assieme, dal punto di vista idraulico, Fossalta e Albareto dimostrando di non conoscere quello di cui sta trattando".

"In sintesi, per ripartire - chiosa il dottor Cameroni - serve costruire sulle conoscenze e competenze acquisite (e questo dovrebbe valere sia per gli Enti che per i Comitati di cittadini); serve più lavoro di manutenzione, a cominciare dal reticolo fognario e continuando fino ai corsi d’acqua principali; serve un sistema di allerta specifico, non generico, che interessi tutte le aree esondabili e non solo quelle con densità abitativa più alta; serve coordinamento sinergico tra Enti (per evitare il recente esempio negativo tra Regione e Comune, riguardante il ponte di strada Curtatona); serve chiarezza relativamente alla situazione burocratico-amministrativa della cassa di espansione del Panaro come suggerisce inequivocabilmente la foto del 7 dicembre 2020 che ci è stata inviata".

"Comunque (per gli amanti dei numeri), nella zona della Fossalta, fuori dall’argine principale che protegge la città dalle esondazioni del fiume Panaro - termina il Presidente del Comitato “Alluvionati non per caso” - è da 40 anni che aspettiamo il collaudo della cassa di espansione; sono 30 anni che aspettiamo un collegamento ciclabile diretto lungo la via Emilia con la città; sono 20 anni che aspettiamo l’argine sinistro del Panaro a nord della via Emilia; sono 10 anni che aspettiamo una sistemazione stabile delle sponde del torrente Tiepido. Il tempo passa, molti di noi sono diventati anziani e, forse, la pazienza comincia ad entrare in riserva...".

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