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Una chiesa più aperta e dinamica, mons. Castellucci lancia le parrocchie 2.0

La riflessione dell'arcivescovo ha concluso la Tre Giorni Diocesana. Focus sulle sfide che attendono le comunità parrocchiali, dai giovani al mondo del lavoro, dal messaggio evangelico all'accoglienza di chi soffre

Si è conclusa stamattina con l’intervento dell’arcivescovo Erio Castellucci la “Tre Giorni diocesana”, occasione annuale di confronto per i sacerdoti, i religiosi e le religiose e gli operatori pastorali sull’anno pastorale appena terminato e di rilancio dei temi che saranno al centro dell’anno 2018/2019. Il titolo di questa edizione era: “Parrocchia 2.0”, 

«Nell’anno che si sta concludendo, abbiamo puntato i riflettori sull’identità della comunità parrocchiale, concentrandoci sulla Parola di Dio, i Sacramenti, la fraternità – ha spiegato l’arcivescovo Castellucci– Abbiamo anche lasciato emergere le malattie che affliggono le parrocchie e pensato a una pastorale più dinamica» 

La Tre Giorni dedicata alla “Parrocchia 2.0” è stata aperta mercoledì dall’intervento del sacerdote e teologo barese don Antonio Ruccia, che ha offerto ai partecipanti preziosi spunti per declinare nei lavori di gruppo -svoltisi giovedì sera- l’identità e la vita delle parrocchie sulla base di quattro orizzonti particolarmente significativi: le migrazioni, l’accompagnamento delle persone segnate dalla fragilità e dalla sofferenza, lo sport e gli oratori parrocchiali, il mondo del lavoro. Si tratta di sfide da raccogliere per comprendere cosa significhi «essere parrocchia oggi, nel secondo decennio del terzo millennio, inseriti in “questo” mondo», come ha detto l’arcivescovo, con la consapevolezza che «le parrocchie stanno già facendo molto, spesso più di altri e alcune volte al di sopra delle loro possibilità» 

«Noi ammiriamo giustamente i missionari “ad gentes”, ma quando le “gentes” vengono da noi, non siamo sempre in grado di essere missionari» , ha detto il vescovo, sottolineando il grande impegno di molte parrocchie per l’accoglienza dei migranti, in collaborazione con altre realtà.Sull’accompagnamento delle persone che sono nella sofferenza, Castelluccci ha spiegato:«Speriamo di mettere sotto la protezione di San Geminiano il primo gruppo di “ministri della consolazione”, istituendolo nel gennaio 2019, sulla base delle domande che perverranno da parte dei parroci e degli assistenti di associazioni e movimenti».

Sull’orizzonte dello sport, stamattina sono stati consegnati gli attestati alle società sportive coinvolte nel progetto formativo che ha visto collaborare la Consulta diocesana per la cultura guidata da don Paolo Boschini con Csi, Acli, Pgs e Anspi. 

Il lavoro «entra nel cuore stesso della comunità cristiana attraverso la porta dell’Eucaristia, che è la sorgente e il culmine della comunità stessa» ed è una dimensione della vita laicale che deve essere valorizzata nelle parrocchie. 

La riflessione sulle comunità parrocchiali proseguirà nel prossimo anno pastorale, con lo stile di annuncio e di dialogo indicato dal Concilio Vaticano II. «Non possiamo chiuderci nel cerchio delle nostre attività, quasi che i problemi del mondo debbano rimanere fuori dalla celebrazione eucaristica, dalla catechesi e dalla vita fraterna di una comunità», ha concluso Castellucci.

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